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Ping-pong fra presente e passato


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Prima di diventare Fiemmazzo d’adozione, ero solito passare le vacanze in Val di Fassa, nelle Dolomiti Trentine. Tra il ’76 e l’81. Allora ero studente universitario. Erano i miei a pagarmele.

 

Per alcuni anni ho alloggiato in un piccolo albergo di Pozza di Fassa. Il nostro tavolo, in sala da pranzo, era accanto ad una finestrona. Quando alzavo lo sguardo, oltre il vetro, vedevo lei, la montagna qui inquadrata e ripresa all’incirca dalla stessa angolazione.

 

La montagna è visibile da chiunque attraversi la media valle. Non è altissima: non arriva infatti a 2500 metri. Si chiama Cima Dodici. A mezzogiorno il sole dell’estate è sulla sua cima. In Ladino è chiamata Zaz da le Doudes. Alla sua destra c’è la Torre di Pociace.

 

Il dislivello fra il Torrente Avisio e la cima è di soli 1200 metri, ripidissimi però. E con un tratto attrezzato da una fune metallica.

 

In tanti anni di frequentazione della valle non l’avevo mai scalata. L’ho fatto nel 1994, al secondo tentativo.

 

Mi sono fermato a fotografarla per Ognissanti, in una gelida mattina dedicata alla commemorazione di luoghi carichi di ricordi…

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Immagini Pubblicate

Meida è la frazione di Pozza sulla sinistra dell’Avisio. Presso le sue ultime case inizia la magnifica Val San Nicolò (già documentata l’anno scorso).

 

In un quarto d’ora di auto si arriva in località Ciampiè, davanti a scenari che ormai appartengono all’anima oltre che alla memoria.

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All’imbocco della parte più alta, pianeggiante e ampia, della Val S. Nicolò, s’incontrano i Gemelli (Maerins in Ladino), due enormi pareti verticali. Due autentiche “tavole della legge” denudate dalla forza di gravità e dagli agenti atmosferici.

 

Là in fondo si scorge anche la Roda di Vael, del Catinaccio, con la meno famosa delle sue due pareti, quella orientale. La più celebrata, l’occidentale, è ben visibile a chi transita per il Lago di Carezza ed il Passo di Costalunga.

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Questo è il tratto più mosso della cresta che divide la Val S. Nicolò dalla retrostante Val Giumela.

 

Affiorano, finalmente distinguibili, i larici d’autunno. Li potresti quasi contare…un inventario dorato…

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Siamo proprio davanti alla baita Ciampiè, chiusa e in attesa di rianimarsi nel periodo degli scialpinisti, ma non solo.

 

Quando il turismo era meno asfissiante, d’estate potevi arrivare fin qui in auto. Ora lo puoi fare solo in autunno e dopo che le nevi si sono sciolte…

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Un primo piano del Col Ombert, la cui sommità son riuscito a raggiungere solo nel settembre dell’anno scorso. Prima di allora provavo, quando la studiavo, un misto d’ansia, d’invidia, e di rimpianto per non poterla salire. Ora la posso guardare con allegria, complicità e serenità.

 

E’ freddo. Il vento scuote i giacconi. Mentre ricordo gli arditi passaggi della scalata ed i suoi panorami…

 

Mi vedo lassù. Un puntino nell’azzurro, sotto la croce di vetta.

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Montagne scolpite nel cuore.

 

Eccoli là. I Dirupi di Larsec. Il più selvaggio dei sottogruppi del Catinaccio. Lo attraversa un bellissimo sentiero attrezzato, il Sentiero delle Scalette, toccando i 2800 metri del Passo di Lausa per poi scendere verso il Lago di Antermoia, un autentico gioiello d’acqua.

 

Larsec significa “lago secco”. Dopo aver scollinato il Passo delle Scalette, ci si trova infatti davanti ad un’ampia conca solitamente piena delle acque di fusione dei nevai vicini. A fine agosto la conca però si prosciuga ed affiora così un prato d’alta quota racchiuso fra montagne altissime.

 

Ho attraversato i Dirupi nella tarda estate del ’78. “Appena” 28 anni fa.

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Modificato da daiano
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Si comincia a preparare il fondo per i tanti, troppi, sciatori della stagione invernale.

 

Un po’ di malinconia affiora. Dobbiamo ritirarci da queste alte vallate. Potremo tornare ad ammirarle solo fra diversi mesi, almeno sei…

 

Ma ci farà compagnia il loro ricordo, anch’esso di pietra…

 

Ciao a tutti :bye1: :friends:

giorgio

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Bellissime immagini....

 

che testimoniano il tuo amore per la natura che,

nelle montagne, esprime tutta la sua grandezza.

 

Ho frequentato per parecchi anni l'Alta Badia

in pieno inverno: Corvara, San Cassiano, La Villa,

Colfosco, Campolongo e Arabba, allora ero veramente

malato di "sci".

 

Le Dolomiti mi sono rimaste nel cuore....grazie Giorgio!!!!

 

un salutone

Roberto

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L'amore che provi per le tue montagne è sotto gli occhi di tutti. :drinks:

 

E con questi tuoi post, con i tuoi racconti, le tue foto, arricchisci sempre di più questo fantastico forum.

 

Una grande risorsa la tua Giorgio.

 

Grazie.

 

:biggrin:

Giancarlo.

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