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Cima di Cece


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Ma ora vedo Cima di Cece, con il suo piccolo nevaio, che riesco a scorgere anche da Daiano, da casa...

 

La montagna intercetta quasi tutto il cielo. Il panorama che potrò gustarne al di là è come una sua lusinga, una sua muta promessa.

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Riprendo ad arrancare su per il canalino…due passi avanti ed uno indietro, in scivolata.

 

Devo far rumore perché il pastore tedesco di una coppia di escursionisti s’affaccia al burrone…

 

“Vengo in segno di pace”…

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Il bivio per la Forcella di Cece, a sinistra…per me avanti, in alto e a destra…

 

Non ho più energia…sono un po’ come Frodo sul Monte Fato; solo che non ci sarà un Samvise Gamgee a caricarmi sulle sue spalle…

 

Sono quasi a 2650 metri di quota. Mancano ancora gli ultimi, interminabili 100 metri di dislivello.

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Finali e ripidi ripiani erbosi costellati di macigni; colonie di licheni li pennellano…

Pochi metri ancora e poi saranno solo rocce, fino alla cuspide di vetta, ora, e implacabilmente, avanti e sopra di me…

 

Sono costretto a frequenti soste, l’aria sembra infatti non diffondere dentro di me a sufficienza, ma sfuggire subito via…però non posso abbandonare proprio ora che la vedo…

 

Piccola lotta contro l’istinto…

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Ultimi metri di sentiero…un ometto di pietre proprio davanti a me. Il primo di tanti muti compagni d’escursione.

 

Sulla destra i torrioni che formano la lunga dorsale occidentale che scende dalla cima. E che poi si frantumerà nei Denti di Cece…

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Guadagno quota lentamente e all’uscita dalla cresta che sto iniziando posso finalmente scorgere le Dolomiti.

 

Ritrovare i contorni amati, le movimentate rocce cui mi sono affezionato nel corso di tanti anni. Riconoscerle ad una ad una. E’ un altro momento di serena allegria, che mi riconcilia con la fatica. Ora, a certe giravolte della traccia fra le roccette, posso girare gli occhi verso orizzonti familiari.

 

Ecco là a sinistra il Latemar, al centro il Catinaccio e appena sulla destra il Gruppo del Sassolungo con l’inconfondibile profilo del Sassopiatto. E le immancabili nubi di questo periodo…

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Salgo ancora un po’ e mi riaffaccio…una visione magnifica ! Sotto di me, verdissima, la Val Travignolo, con il paese di Bellamonte, la sovrastante Cima Viezzena, il Passo di Lusia con la Vallaccia, la Catena di Bocche…

 

Dietro questi verdi spalti…vedo da sinistra…Sciliar e Catinaccio, Gruppo del Sassolungo, Gruppo del Sella, Cima Uomo e Costabella in ombra, e dietro, infine, la regina, la Marmolada…in una parola sono le Dolomiti Fassane…

 

Sono pagine di boschi, pascoli e roccia che non smetterei mai di leggere.

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M’arresto davanti ad una rampa...la percorro tutta con lo sguardo, vedo quel che mi aspetta e quasi prego che sia l’ultimo sforzo…non ho neanche più voce.

 

Quell’intaglio contro il cielo è come una promessa e mi calamita verso l’alto…

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Mi volgo a guardare il cammino percorso, con soddisfazione, lo ammetto. Laggiù il sentiero nella pietraia. Ora sono più alto anche del Campanile di Cece. Provo una specie di ebbrezza. Euforia da altitudine e da sogno.

 

Pochi metri ancora e…

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…sono in vetta ! Sotto la modesta croce, almeno come dimensioni: quasi a non offuscare la maestosità della montagna, la sua imponenza, la sua già ragguardevole altezza…

 

In quella scatola metallica c’è il libro di vetta…

 

M’accascio su una roccia per recuperare fiato ed energie. Comincio ad esplorare l’orizzonte ad angolo giro. Ritrovando i profili più conosciuti.

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Inconsuete angolazioni, affacci talmente insoliti da lasciarti a bocca aperta…

 

Come i monti dei Lagorai qui davanti a me e…in basso. Sono le vette che si ammirano dal basso quando si è a Bellamonte o agli impianti del Castelir verso il Lusia. Le vedo da qui degradare con una specie di curva leggera verso il Passo Rolle.

 

E dietro il passo si distende il grande gruppo delle Pale di San Martino.

 

Attimi di scoperta, d’esplorazione sentimentale. Altre inquadrature che entrano nella personale biblioteca spirituale.

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Prosegue il volo dello sguardo a tutto tondo. Occhi come ali.

 

In basso Forcella e Cima Miesnotta, la probabile dorsale della Tognola e, più arretrato, il Gruppo Scanaiol-Folga.

 

A destra delle Pale di San Martino, montagne che non ho mai frequentato e che Cinzia e Mario potrebbero confermare, Sass de Mura e poi Vette Feltrine…

 

Ma su tutto ciò un cielo azzurro che ringrazio di cuore.

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Lo spazio sulla cima, ed entro cui mi muovo, non è ampio. La cima è una specie di fortino di sassi e rocce accatastate dai militari italiani nel primo conflitto mondiale, almeno così ritengo. M’affaccio ad un altro suo angolo.

 

Ritrovo le Vette Feltrine e, soprattutto, Cima d’Asta, che proverò a salire una delle prossime estati.

 

Certo che ogni anno che passa…

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Poi abbasso lo sguardo, sporgendomi dalla fortezza pensile di Cima Cece. Mi tuffo idealmente verso quegli alpeggi, quelle malghe. Sorvolo valloni e boschi, dorsali e sentieri…

 

Val Miesnotta e Malga Miesnotta, in basso e a destra dell’omonima cima…Così isolate dal mondo, racchiuse all’interno di anfiteatri talmente lontani dai fondovalle da risultare quasi inaccessibili.

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Alcuni m’hanno chiesto che cosa provo in una lunga giornata solitaria come quella odierna, verso una vetta così lontana, così alta. E perché lo faccio.

 

Non lo so bene. In una giornata così ho la possibilità di vivere magnifiche sensazioni, di farmi ammaliare dalle montagne che amo, di vivere emozioni intense. Tutto qui.

 

Dopo aver completato l’esplorazione ed aver riacquistato qualche briciola d’energia, mi avvio a ritornare.

 

Vi risparmio l’odissea del ritorno, lungo e sfibrante. Al mio rientro a Malga Valmaggiore, Maria raccoglierà uno straccio d’uomo…

 

Vi saluto perciò con un’immagine di me in condizioni ancora accettabili…

 

Ciao a tutti ! Arrivederci tra un anno ! :bye1: :bye1:

giorgio

 

 

P. s. : un grazie particolare a Giancarlo (Nik) che s'è sorbito tutta la costruzione di questo topic :biggrin: :friends:

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