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Frutti dimenticati: 2° parte


testa

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Spesso anche a novembre le burrasche fredde

tardavano ad arrivare e con loro gli uccelli di passo.

 

E così spesso si decideva di andare ugualmente

a fare un giro in collina con l’obiettivo di recuperare quello che restava

di alcune delizie di stagione per un piatto davvero speciale;

uva fragola, nespole, pere volpine, mele della rosa, giuggiole, castagne e marroni

erano i frutti spontanei o coltivati nei poggi o nei prativi

annessi a qualche vecchia casa ristrutturata e utilizzata ora solamente nel periodo estivo.

 

Frutti di una stagione, l’autunno, ricca di suggestioni e sorprese.

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Ci si alzava sempre molto presto

anche se sapevamo che il cielo sereno e le temperature in rialzo

non ci avrebbe portato ad avvistare nessuna allodola

ne tordi o tanto meno le beccacce,

ferme tutte ancora in montagna ad assaporare l’ultimo caldo sole autunnale dell’estate di San Martino.

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Non appena aprivo la porta d'ingresso

per andare verso mio padre, che mi aspettava in cortile con la mia bicicletta per mano,

l'aria della notte fredda e pungente mi ricordava che comunque eravamo in novembre

ed oramai prossimi all’inverno.

Una breve occhiata verso il cielo,

dove milioni di stelle illuminavano una notte senza luna,

e poi via, pedalando a ruota di mio padre,

ci portavamo nelle contrade alte ai piedi dell’Altopiano di Asiago

da dove partiva il nostro itinerario.

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Modificato da testa
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Sulla strada non incontravamo mai nessuno,

qualche volta solo il camioncino della nettezza urbana che stancamente finiva il suo giro di lavoro.

 

Parcheggiavamo le biciclette nel cortile di una casa

il cui proprietario conosceva molto bene mio padre,

avendo condiviso quel brutto periodo che era stata la guerra.

La casa non era isolata ma all’interno di una contrada

e quando arrivavamo c’era sempre qualche contadino sull’uscio

che ci salutava con un cenno della mano e del capo

per non rompere quel magico silenzio che precedeva il sorgere del sole.

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Modificato da testa
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Il sentiero era una vecchia mulattiera acciottolata

che saliva verso l’Altopiano e che serviva per portare i rifornimenti

e le sussistenze alla prima linea del fronte durante la Guerra del 1915-18.

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Fatti pochi passi le colline,

che fino a qualche minuto prima apparivano deserte e silenziose,

lentamente si risvegliavano.

Il canto di un merlo salutava il nuovo giorno,

uno scoiattolo poco lontano ci guardava stupito dall'alto di un ramo,

mentre un pettirosso a spasso fra i pruni e il biancospino,

saltellava tra i rami e si fermava incuriosito a pochi metri da noi.

Sembrava quasi volerci salutare con il buffo movimento della sua coda,

e girando la testolina da un lato il suo petto colorato veniva illuminato dalla prima luce del mattino.

Allora scrollava le piume e frettoloso come era arrivato se ne ritornava a caccia di insetti tra il fitto.

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A volte tutto questo mi appariva come qualcosa di normale,

il solo fatto che era lì da sempre lo faceva sembrare usuale e invisibile ai miei occhi.

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A volte invece,

come in quelle particolari mattine di novembre,

dove veramente mi sentivo parte di quella realtà,

tutto mi si presentava come un grande regalo che mi era stato riservato.

 

Allora mi ricordo che istintivamente guardavo il sentiero appena percorso,

le pallide nuvole stirate dal vento,

il passo sicuro di mio padre davanti a me e

capivo che in quel momento la vita mi apparteneva.

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Ed io non posso che sospirare, caro Mario, pensando a tutti quei bei momenti intensamente e pienamente vissuti...un passato che io non posseggo, anche perché ho condiviso ben poco con mio padre (tuttora vivo). Ho solo i suoi insegnamenti di vita e di comportamento, ma poche emozioni trascorse assieme.

 

Mi hai accompagnato in una giornata novembrina come oggi, l'estate di San Martino, facendomi partecipe di emozioni pedecollinari intense e vive. Chissà perché mi sento più legato a questa zona che all'Altopiano vero e proprio. Diventa tu il cantore di queste terre… non poi così alte, Mario. :biggrin: :bye1:

 

Un post intriso e permeato di serenità, di bellezza e di amore per la tua terra, così generosa a sapervi frugare…

Un racconto che tocca il cuore...

 

Ti ringrazio e ti abbraccio :biggrin: :friends:

giorgio

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anch'io Mario ho molti ricordi di veglie/sveglie notturne per andare con mio padre a caccia, a pesca a funghi :friends:

 

purtroppo dovevamo sempre prendere l'auto e posso solo immaginare quanto potrebbe essere stato bello e complice iniziare quelle avventure pedalando

 

ma la percezione della vita, la propria o quella che si manifesta con fruscii, richiami, balzi, sguardi fugaci, bollate nella calma dell'acqua, colori e il molto altro che conosciamo, quella sì anch'io la conosco bene

 

:biggrin: Marco

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Carissimo Mario,

un Racconto segnato dal tuo stile narrativo che mi ha "trascinato"

dentro a quelle mattine di novembre .......

là su quei viottoli, prima nel silenzio lievemente interrotto dai rumori della bicicletta,

poi nell'armonioso risveglio del bosco e dei suoi abitanti......

normalità ed eccezionalità insieme.....

memoria di noi.

 

Un Fortisssimo :biggrin: Giuseppe

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Ed io non posso che sospirare, caro Mario, pensando a tutti quei bei momenti intensamente e pienamente vissuti...un passato che io non posseggo, anche perché ho condiviso ben poco con mio padre (tuttora vivo). Ho solo i suoi insegnamenti di vita e di comportamento, ma poche emozioni trascorse assieme.

................................

 

 

Io l'ho più volte scritto che tra me e mio padre c'è stata poca condivisione, ma nel tuo caso Giorgio, non sapevo.

E non saremo gli unici.

Mi è mancato, non l'affetto, ma il dialogo, il sapere di poter contare su qualcuno quando avevo problemi, piccoli o grandi che fossero.

Ma son cresciuto lo stesso, accanto ai miei cari nonni che hanno cercato di colmare il vuoto che mi portavo dentro.

 

Tornando al Topic, è come se avessi vissuto una favola.

Ricordi preziosi che, caro Mario, ti invidio parecchio.

 

Un grandissimo :friends:

 

:biggrin:

Giancarlo.

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:whistle: :biggrin:

 

Solo un grande Grazie....Mario...

 

Bellissime immagini e bellissimi ricordi...che hai condiviso con noi..

 

Un :bye1: one a te e ai tuoi cari

 

Giuliano

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Mario

 

Ricordi che fanno tornare indietro nel tempo anche chi legge,

ma in particolare fanno pensare, come ad altri ho letto, come è stato per me,

come e cosa ho condiviso, con mio padre e con mia madre,

bellissimo ed emotivo, anche per ciò che ho appena scritto.

 

Max

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E' bello lasciarsi portare dai tuoi ricordi...dentro ai nostri!

Tempi che furono,tempi vissuti con ben altro spirito e che oggi,forse con più saggezza,

sappiamo riprendere e analizzare,

forse addolciti dal filtro del tempo e forse no.

Resta tutto per noi,quel bagaglio di esperienze vissute,

resta...la fortuna che ci ha assistito nel vivere l'inizio della nostra vita,che ci ha formato,

che ci ha fatto quel oggi siamo!

Ti dico,grazie Mario!Per saper,con delicatezza,donarci la tua essenza,i tuoi ricordi!

 

Un sentito abbraccio :happybday:

pat :happybday:

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