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29.08.2009


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All’inizio della salita ho sentito fortemente che stavo facendo la cosa giusta per ricordare un amico che ci ha lasciato

........

.........

 

Grazie Giorgio per averci guidato sui tuoi passi.

 

Orgoglioso di far parte di APB

 

Giampietro, io un po' già ti conoscevo, ma devo dire che sono rimasta piacevolmente stupita dal tuo lungo racconto, tu che di solito sei di poche parole e forse preferisci chiacchierare di persona piuttosto che scrivere.

 

Evidentemente le emozioni di quella giornata sono ancora vive e palpitanti dentro di te, e come un fiume in piena hanno travolto la tua naturale riservatezza per farci partecipi di ciò che hai vissuto.

 

Anche per questo, grazie :man_in_love: :hug2: A presto!

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Come vi ho già detto in altro post, non ho fatto foto durante questa escursione.

Per cui vi chiedo scusa se userò alcune foto di Giancarlo, Giacomo e Giuseppe

per raccontarvi quello che ho provato ed avvertito nei diversi momenti di quella lunga giornata.

 

 

Musica da ascoltare..

Modificato da testa
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Ogni volta che devo salire qualche cima c’è un momento in cui penso a ciò che la montagna rappresenta.

Quando mi sveglio,

nell’attimo brevissimo in cui gli occhi si aprono,

e la prima cosa che intendono guardare è il tempo.

 

Così sabato mattina,

appena la sveglia ha iniziato a suonare,

ho aperto gli occhi e mi sono precipitato al computer per controllare le ultime previsioni del tempo.

 

Rispetto alla sera precedente erano migliorate e così il mio cuore si è fatto più lieve

come se gli fosse stato tolto un peso che già da qualche giorno lo affliggeva.

 

Subito dopo c’è stato un tempo brevissimo in cui la consapevolezza della fatica,

che andavamo ad affrontare,

è rimasta in bilico nella mia mente.

Tanto è bastato per addensare nuovamente qualche nube di preoccupazione.

 

Di solito mi capita più spesso d'inverno quando la levata è più legnosa per il freddo intenso.

Ma poi alla fine si parte, sempre, con un pieno di energia.

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Alle ore 9.00 siamo così partiti dalla malga Valmaggiore

anche con la forza ed il coraggio infusi nel cuore di ciascuno

dal significato particolare che questa escursione aveva per noi tutti.

 

La preoccupazione per il meteo era quasi del tutto superata

e i primi passi sono stati marcati da un chiacchiericcio quasi da mercato settimanale.

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A volte, come faceva Giorgio, preferisco salire da solo.

Perché le abitudini di camminata sono diverse

ed a volte i tempi ed anche i caratteri - in montagna - vanno poco d'accordo.

 

Anche se non siamo mai soli quando camminiamo in montagna.

Si va su sempre con uno zaino fisico sulla schiena ed una croce spirituale fatta di ricordi,

amori e pensieri che non sono mai gli stessi.

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Come giustamente scriveva Carlo qui:

 

" Salire da soli non è mai salire soli se si hanno volti da sorridere in silenzio ,

se il vento discreto di mezzacosta alita sul vetro opaco dei ricordi

e gioca nelle orecchie parole da stendere come unguenti magici su ferite mai chiuse ,

su risposte mai pronunciate ,

su discorsi mai conclusi ,

su sogni mai rinunciati ".

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Lungo il sentiero che si inerpicava sulla costa pietrosa,

nel semplice gesto del camminare,

abbiamo cominciato a dialogare con noi stessi,

a distillare piccoli pensieri, semplici e profondi,

come prima di addormentarci,

.........o come nell'immediato risveglio.

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In quei momenti di libertà assoluta il silenzio è sembrato quasi d'obbligo.

Chi va in montagna sa che non esiste quasi la dimensione del parlato.

 

La montagna fa solo figli silenziosi.

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E questo Giorgio amava ripeterlo e ricordarlo spesso nelle sue “scalate”.

 

Forse è soltanto una questione di sensibilità montana,

ma parlare e camminare sono due azioni quasi inconciliabili.

Si parla quando ci si ferma un poco, durante le soste,

oppure quando si è a valle e la montagna diviene piccola dietro di noi,

così che abbiamo l’impressione che non oda le nostre chiacchiere.

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Credo che nell’ascesa a Cima di Cece

ognuno di noi sia stato capace di entrare davvero all'interno di questa sensibilità.

O meglio di quel concetto di altezza dove siamo portati a salire quando andiamo in montagna.

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Certo non possiamo essere tutti Maestri, Messner o Simone Moro,

alpinisti ai quali è stato regalato un dono irripetibile.

Per noi gente comune,

a cui la montagna piace ma senza quel senso di vita o di morte

che sta addosso agli alpinisti con la A maiuscola,

ogni salita possiede una singolare dimensione spirituale.

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Ed è proprio per questo motivo che a Giorgio piaceva andare in montagna.

Per avere un momento in cui fare un bagno assoluto di spiritualità dentro se stesso in completa solitudine.

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Anche noi, dopo aver condiviso assieme la fatica della salita,

siamo arrivati lassù in solitudine,

dove, da mesi,

avevamo un appuntamento con Lui.

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