tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Come promesso postando in altre sezioni, ho iniziato a realizzare una piccola guida che illustri come avvicinarsi alla fotografia di soggetti naturalistici, in particolare a distanza ravvicinata se non propriamente macro, utilizzando attrezzature fotografiche che vengono comunemente considerate l’antitesi di questo tipo di approccio, in quanto tutt’altro che “professionali”: le compattine di fascia medio-bassa, quelle, per intenderci, in cui l’unica regolazione che ci viene consentita è, di norma, solamente la scelta tra “scene” preimpostate. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Prima di iniziare risolleviamoci il morale.................................................................. Non scoraggiatevi di fronte ai tanti Topic dedicati a questa o quella reflex equipaggiata con la tale o talaltra ottica; è vero che costituiscono il top, o che non raggiungerete mai la stessa qualità ottica e che non avrete le medesime possibilità di controllo su tutte le operazioni, ma è altrettanto vero che, con qualche piccolo accorgimento, vi potrete togliere parecchie soddisfazioni e talvolta anche qualche sassolino dalla scarpa, gareggiando con i possessori di “mostri sacri” quanto a creatività e qualità artistiche; la fotografia è uno dei pochi campi in cui l’uomo conta tuttora più della macchina. Spesso, poi, l’utilizzo delle compattine è obbligato come nel mio caso: dopo 30 anni di “onorata passione” supportata da ben 2 reflex analogiche Canon (tra cui la mitica F1), un ingranditore semiprofessionale per il B/W, ecc., mi trovo nell’indisponibilità di spendere le somme necessarie per passare ad un corredo digitale di livello minimamente paragonabile, mentre il lavoro su pellicola inizia a costare cifre astronomiche e, se non sei un professionista... Addirittura, per le mie uscite nel bosco, devo “rubare” ogni volta la compattina (né Bridge, né altro: semplicissima Olympus FE-170 da 6 MP, da taschino, di penultima o terzultima generazione) a mia figlia. Senza contare la comodità di un attrezzo leggero e poco ingombrante (già si passeggia con cesto, coltellino e bastone… o ci siamo dimenticati di essere fungaioli!?!). Un’ultimo pensiero d’incoraggiamento, infine, lo indirizzo ai tanti ragazzini (medie inf. o giù di lì) che vengono “attrezzati” con queste macchinette di basso profilo (giustamente; si sale per gradi), ma che per questo, nonostante il loro entusiasmo iniziale, pensando di avere tra le mani un semplice giocattolo rischiano un’immediata frustrazione con relativa perdita dell’entusiasmo medesimo. C’è una raccomandazione valida in tutte le situazioni: impariamo a conoscere il mezzo che abbiamo a disposizione e ad utilizzarlo al massimo delle sue potenzialità; se non facciamo questo, nemmeno un’attrezzatura super-professionale ci farà ottenere risultati decenti! Questa piccola guida, infatti, costituisce anche un primo tentativo di mettere in piedi un minuscolo “sogno” che cullo già da alcuni anni: poiché lavoro in un piccolo Museo di Geologia, dove ho modo di osservare come la curiosità dei ragazzini, intorno ai 10-13 anni, al giorno d’oggi si palesa in buona misura proprio attraverso l’utilizzo dello strumento fotografico (ai miei tempi era Tabù; una pratica rigorosamente riservata ai soli genitori, che magari tagliavano anche le teste… fotograficamente parlando), mi piacerebbe riuscire ad organizzare, tra le altre attività didattiche, proprio un piccolo corso che insegni ai giovanissimi ad avvicinarsi alla natura attraverso l’utilizzo degli strumenti che già possiedono e con la più bassa spesa possibile (per un occhio di riguardo tanto alle “tasche” dei ragazzi quanto alla necessità di instaurare una cultura del rifiuto dello spreco). E ora, tacabanda, si va a incominciare!... 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Equipaggiamento 1) quale compattina?............................................................... Se dovete ancora procedere all’acquisto, o intendete sostituire il “rottame” da 2 MP di primissima generazione, cercate di immaginarvi l’uso prevalente che ne farete: in genere queste “scatolette” si dimostrano sufficientemente competitive nelle riprese macro o comunque a distanza ravvicinata, situazione in cui si rivela ottima, se presente, la disponibilità della funzione Supermacro (quella contraddistinta dal simbolo del fiore affiancato dalla lettera S). Anche perché, a meno di non disporre di una compatta di fascia alta, è generalmente sulle foto a lunga distanza, in special modo i panorami (le situazioni con fuoco impostato “all’infinito”), che emergono tutti i limiti di questi gingilli, soprattutto in termini di resa dei particolari in situazione di accentuato chiaroscuro (un tempo veniva chiamata “latitudine di posa”). Non vi consiglio un determinato modello, dato che il mercato è in continua evoluzione. Cercate comunque di orientarvi, a parità di prezzo e funzioni, su marchi già affermati nel settore; in genere riservano meno sorprese (spiacevoli). In ogni caso SCONSIGLIO caldamente le macchine dotate di obiettivo con eccessiva escursione focale; sono accattivanti al momento dell’acquisto, ma all’atto pratico rivelano generalmente una notevole caduta qualitativa col progredire della zoomata (senza contare quanto già detto sulle riprese da lunga distanza). Tenete presente che il neofita è sempre attratto dalla possibilità di avere tra le mani un tele di lunghezza spropositata, ma poi, affinando esperienza e capacità creativa, a meno di esigenze particolari si volge inesorabilmente dalla parte opposta, verso il grandangolo! Meglio dunque un attrezzo che disponga di una lunghezza focale minima paragonabile al 28 mm su formato intero. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Equipaggiamento 2) solo a mano libera?.............................................................. Direte: “che diavolo! Oltre alla compattina che altro equipaggiamento mi serve?” Assolutamente indispensabile (e regolarmente sottovalutato) un cavalletto, anche “mini”; se si tratta di un attrezzo d’uso comune con le reflex professionali, a maggior ragione dovrà diventarlo con macchinette di cui non potete controllare il reale “comportamento”. Perché a questo serve lo stativo: ad eliminare gli inconvenienti derivanti dalle situazioni che non possiamo controllare, prima fra tutte i tempi lunghi d’esposizione con luce scarsa; situazione più che comune nel bosco. Non abbiate paura di sembrare patetici o inutilmente pomposi a chi vi vede armeggiare sul cavalletto con quel vostro piccolo aggeggio da taschino e da pochi soldi. Mi raccomando: è l’unico peso aggiuntivo che vi invito a portare nel bosco, ma ne varrà la pena! Tuttavia non munitevi di un attrezzo sofisticato e professionale; è una spesa che non fa al caso nostro. Grande o piccolo, nuovo o usato, purché costi poco e sia leggero (meno peso e ingombro avremo nello zaino e più contenti saremo); per molte situazioni macro potrebbero bastare persino quei “plasticoni” da taschino che vendono i cinesi, sulle bancarelle, per meno di10 Euro. Tenete presente che la vostra compattina pesa pochi grammi, ha un obiettivo con escursione esterna minima ed è già ottimizzata per assorbire la piccola vibrazione dovuta allo scatto dell’otturatore, perciò non vi serve un attrezzo che regga fino a 4 o 5 Kg di peso o “proboscidi” da 30-40 cm, ma che possa semplicemente eliminare la nostra inevitabile tendenza al “mosso”, tipica quando si impugnano fotocamere troppo piccole, leggere e tenendo le braccia distanti dal corpo per poter leggere il visorino. Nella foto: le due misure “classiche” di cavalletto Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 ................................................................................ ......................... Altra situazione in cui è indispensabile il cavalletto: lo zoom impostato su teleobiettivo. Più aumenta la lunghezza focale e più l’immagine sembrerà “ballare” già nel visore integrato, figurarsi il risultato in stampa o ingrandito a monitor; provare per credere! Chi poi ha la disponibilità di impostare almeno la sensibilità ISO (nei modelli di fascia alta), avrà già saputo da mille altre fonti che, non appena cerchiamo di aumentarla per lavorare agevolmente a mano libera, tutte le compatte evidenziano impietosamente il famoso (e fastidioso) “rumore elettronico”, una sorta di effetto grana simile a quello delle vecchie pellicole; meglio lavorare a bassi ISO e tempi un po’ più lunghi (quindi su stativo; non ci sono santi!). DIMENTICATEVI TASSATIVAMENTE i vari dispositivi interni di correzione del mosso, se volete ottenere il massimo della qualità disponibile; sulle compatte si tratta generalmente di impostazioni software che riducono il difetto principale, ma anche la nitidezza complessiva dell’intera immagine. Lavorate su stativo e impostando l’autoscatto; il ritardo di quest’ultimo sarà più che sufficiente a evitare movimenti della macchina. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Equipaggiamento 3) avete una buona mira?...................................................... Altro “attrezzo” assolutamente indispensabile in parecchie circostanze, forse ancor più dello stativo, per chi si dedica alle riprese a distanza ravvicinata: una piccola striscia di carta o cartoncino con disegni a contorno netto, in bianco e nero o comunque ad alto contrasto, che utilizzeremo come mira per “convincere” la macchina a mettere a fuoco correttamente in parecchie situazioni tutt’altro che particolari, come vedremo più avanti. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 (modificato) ................................................................................ . Tipi di mire “fai da te”. Nonostante l’aspetto “professionale” della prima, vi assicuro che il ritaglio di volantino pubblicitario, sulla destra, funziona nella stessa identica maniera, se non meglio per il fatto di avere linee orientate in tutte le direzioni (della serie: “occhio allo spreco”, ovvero, come riciclare quello che ci ritroviamo nella buca delle lettere!). Modificato 13 Dicembre 2009 da tyrnanog Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Equipaggiamento 4) altri accessori: “pochi ma buoni”.................................................... Accessori secondari e non sempre indispensabili: un piccolo riquadro di cartone bianco o argentato (tipo il fondo di certi vassoi per cibi preconfezionati), da utilizzare come schermo riflettente per ammorbidire le ombre in macrofotografia. Da evitare perciò qualunque altro colore, che verrebbe proiettato sul soggetto creando fastidiose dominanti. Naturalmente una superficie metallica comporta un’azione schiarente più incisiva che non quella dovuta ad un pezzo di carta, quindi, per fare i pignoli, sarebbe bene attrezzarsi con entrambi gli oggetti e valutarne l’impiego caso per caso, ma in genere basta un semplice fazzoletto bianco, magari di quelli di carta “usa e getta - tassativamente non nel bosco” per ottenere un buon risultato (tra l’altro lo avremo già nel taschino anche se ci muoviamo senza fotocamera al seguito). Spesso può tornare molto utile una pinzetta, come quelle per i francobolli o meglio ancora per elettronica, robusta e con terminazioni sottili, da utilizzare per eliminare dall’inquadratura i particolari fastidiosi (tipo quel maledetto filo d’erba secca che spunta sempre da dietro il porcino e deturpa inevitabilmente la foto!) senza rischiare di spostare o rovinare il soggetto principale armeggiando con quei salsicciotti che rispondono al nome di dita; avete presente la “Caporetto” che si provoca tentando di sistemare la scena all’interno di quel particolare gruppetto di Mycena? Poi saranno l’esperienza e il nostro ingegno a suggerirci qualche altro eventuale accessorio, ad esempio la classica pompetta con pennellino per togliere la polvere dall’obiettivo, come ai vecchi tempi!. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 Tecnica 1) uso del cavalletto.......................................................... Iniziamo la descrizione delle fasi operative tralasciando gli aspetti che riguardano la composizione dell’immagine perché costituiscono un argomento trattato già bene e in modo comprensibile da Gibbo in questa stessa sezione, con suggerimenti validi indipendentemente dalla qualità dello strumento utilizzato. Spulciate anche la sezione “Corso di fotografia” che, benché indirizzata agli utilizzatori di reflex, riserva sempre qualche spunto di riflessione. Tutti noi, quando si parla di uso dello stativo, immaginiamo il cavalletto in posizione verticale, a zampe aperte e ben piantate al suolo, con la macchina fotografica innestata e il fotografo che si tiene distante dall’attrezzatura per evitare vibrazioni; nel nostro caso, non essendo possibile inserire un comando flessibile sul pulsante di scatto (bei tempi andati!), dovremo, una volta impostata l’inquadratura, inserire la funzione autoscatto, premere il pulsante ed allontanarci aspettando il corso degli eventi. Questo è certamente il modo più convenzionale di utilizzare tale attrezzo, ma non l’unico. Data la leggerezza delle compatte rispetto alla massa dello stativo, nonché l’impercettibilità della vibrazione dell’otturatore e l’assenza, rispetto alle reflex, di ribaltamento di specchi interni (causa di ulteriori vibrazioni), è spesso possibile utilizzare il cavalletto in posizioni del tutto anticonvenzionali senza incorrere in particolari problemi di “mosso”. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 ................................................................................ ................................. Cavalletto orizzontale o quasi, appoggiato al terreno, su due sole zampe a mo di triangolo, ed eventualmente a un sasso, un pezzo di ramo a forcella, il nostro bastone da funghi steso tra due sassi o quant’altro la fantasia ci suggerisca per disporre il tutto ad un livello “occhi di Puffo” da cui si ottengono inquadrature inusuali. Una posizione così precaria sarebbe quasi impensabile con una pesante e “vibrante” reflex, ma le compatte avranno pure qualche punto di forza! Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 ................................................................................ .................................... Il cavalletto piccolo, tenuto appoggiato a un albero, ci aiuta nella foto panoramica, o comunque ad una certa distanza, con scarsa illuminazione. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 ................................................................................ ..................... Ad esempio, con questo sistema ho realizzato, per semplice rotazione verticale della fotocamera sullo stativo tenuto appoggiato al tronco, le due foto che opportunamente montate in postproduzione sono confluite in questa immagine Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 ................................................................................ ..................... Non è detto poi che l’uso degli stativi e la foto a mano libera siano antitetici. Ecco alcuni esempi di utile compromesso; va da sé che in questi casi NON UTILIZZEREMO L’AUTOSCATTO, ma ci alleneremo a scattare nell’istante esatto in cui la macchina ci avverte dell’avvenuta messa a fuoco automatica, soprattutto se stiamo fotografando soggetti in movimento, come ad esempio gli insetti, che possono uscire velocemente dal campo di focalizzazione. Niente paura; vi farete la mano più velocemente di quanto crediate. Vi mostro un paio di possibilità operative: Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 (modificato) ................................................................................ ..... l’attrezzatura appoggiata direttamente alla cassa toracica è molto più stabile, pur lasciandoci una certa libertà di movimento; questa posizione è valida anche per fotografare con lo zoom in posizione tele o con luce scarsa. Pur essendo una tecnica un po’ più difficile da gestire che non con le reflex, vale comunque la pena di provare. Modificato 13 Dicembre 2009 da tyrnanog Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
tyrnanog Inviato 13 Dicembre 2009 Autore Condividi Inviato 13 Dicembre 2009 (modificato) ................................................................................ ......... altro compromesso efficace: qui viene evitato il classico “mosso laterale” in quanto il cavalletto è appoggiato a terra su due zampe aperte, che lo stabilizzano in tal senso, permettendo però gli spostamenti avanti e indietro per avvicinarci in modo dinamico al soggetto. Io utilizzo questa tecnica soprattutto quando fotografo insetti; è estremamente efficace. Con questo sistema è anche possibile (con un po’ di allenamento) abituarsi alla foto d’appostamento con “messa a fuoco preimpostata”. Si focalizza preventivamente su una parte del soggetto, ad esempio il fiore che farà da “palcoscenico”, SI TIENE PREMUTO A METÀ IL PULSANTE DI SCATTO per mantenere l’impostazione di focalizzazione, si attende che si posi un insetto, attirandolo magari con una “trappola” al miele (una goccia di miele, sciolto in un po’ d’acqua, e preventivamente depositata sul fiore), si sposta millimetricamente la fotocamera fino a che l’insetto risulterà a fuoco e si preme a fondo il pulsante. Date le ridotte dimensioni dei visori non è una tecnica facile, ma la preimpostazione della distanza di focalizzazione, considerando la lentezza degli automatismi delle nostre macchinette, garantisce una maggior rapidità di scatto (indispensabile con gli insetti). Si tratta indubbiamente di un approccio di tipo professionale, che i fotografi naturalisti affrontano con ben altra attrezzatura (scatto flessibile elettrificato, cavalletto con testa dotata di slitta a cremagliera per spostamenti millimetrici ecc.), ma vale comunque la pena di provare, soprattutto ora che non dobbiamo più sopportare l’alto costo delle pellicole e relativa lavorazione. A proposito: perdonate l’ambientazione casalinga delle ultime immagini, ma dato che qui siamo già in pieno inverno penso che capirete. Modificato 13 Dicembre 2009 da tyrnanog Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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