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Quassù il bosco ancora tace...


tyrnanog

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Quassù il bosco tace, appunto!

Mentre mi rode un po' l'invidia per i vostri ritrovamenti primaverili (qualcuno addirittura copioso), qua in Valle di Fiemme i funghi ancora dormono e perciò non mi rimane che continuare a dedicarmi alle passeggiate al di fuori dei “miei posti” di raccolta, magari alla scoperta di paesaggi che ancora non conoscevo pur avendoli praticamente fuori dall'uscio di casa; come il tratto del Travignolo compreso tra Sottosassa, dove mi fermavo di solito, e il Lago di Forte Buso, o di Paneveggio che dir si voglia.

Dunque anche in questi giorni, approfittando delle previsioni che davano pioggia solamente in serata, ho inforcato la bici e ripercorso la solita strada (alla fine ci lascerò un solco su quella strada!).

Appena attraversato il torrente, in direzione Boscampo, vedo fiorita la Cardamine pentaphyllos; scendo dal sellino e non me la lascio sfuggire, anche perché fiorisce con il cronometro: tutte le piante insieme e per pochi giorni. Forse è questa la ragione per cui nessuno tenta di coltivarla nonostante la sua indiscutibile bellezza. Oltre tutto, le poche stazioni dei dintorni sono “fuori zona”, dato che normalmente cresce sotto faggio.

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Poco più avanti, su un prato umido, la piccola Primula farinosa, una delle specie a fiore rosa; diffusa ma poco conosciuta.

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Ma la mia meta è oltre. Percorro tutta la gola di Sottosassa e lascio la bici all'attacco del tratto in salita (non sarei esattamente un tipo da Cima Coppi!), proseguo a piedi fino al sentiero che ridiscende e attraversa il Travignolo poco più a monte del Ponte de la Scofa, ed eccomi sulla vecchia e dissestata strada che, costeggiando il torrente, dovrebbe portare alla diga. È la prima volta che mi avventuro su questo tratto. I flutti scorrono alcuni metri più in basso; il greto è letteralmente disseminato di lunghi tronchi d'abete schiantati dalle abbondanti nevicate di un paio d'anni fa. Ad un certo punto la gola del Travignolo si fa un po' più stretta e si allontana dalla strada; mi inoltro nel tratto di bosco che mi separa dalla scarpata e sbuco in vista del torrente proprio dove scende saltellando tra le rocce. Mica male, vero?

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In fianco scende il Rio Valonàt, di cui riesco a fotografare solamente l'inizio della cascata terminale. Sicuramente una vista suggestiva, ma il salto che si percepisce più in basso, senza riuscire a scorgerlo, dev'essere tutt'altra cosa!

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Inviato (modificato)

Mi sposto un po' per fotografare la gola del Travignolo. Il Rio Valonàt scende alla mia sinistra (si percepisce il solco nella roccia e un accenno di spuma bianca in basso, tra la vegetazione); per darvi un'idea, le foto precedenti le ho scattate da sotto gli alberi che crescono sul bordo delle rocce a sinistra. Si direbbe di essere in mezzo alla natura vergine e incontaminata!

Mentre scatto le ultime immagini sto già pensando a come riprendere per intero la cascata del Valonàt; forse dall'altra sponda del Travignolo, se si riuscisse a raggiungere il bordo delle rocce di fronte...

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Modificato da tyrnanog
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Così, questo fine settimana ci ho provato: ho ripercorso la strada di Sottosassa, sono salito lungo il tratto alto, dopo il Maso Andreòla, ma anziché ridiscendere per attraversare il fiume, sono sbucato nei prati della Scofa, giusto il tempo di scattare una foto ai fienili con la fioritura di genziane tutt'intorno, poi ho tagliato lungo il bosco che costeggia il Travignolo...

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… ma non avevo fatto i conti con un altro ruscello, il Rio Valaccia, che scende appena oltre Bellamonte incassato in una profonda vellecola; così profonda che per trovare un ponte che la scavalchi bisogna risalire fino alla strada per il Passo Rolle.

Questa cascatella restituisce solamente una pallida idea della profonda forra (le rocce sembrano tagliate col coltello) che sbarra il passo all'interno del bosco.

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Così ritorno verso casa; mi fermo nuovamente alla Scofa il tempo di fotografare la fioritura di Pulsatilla alpina var. apiifolia...

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… e già che ci sono fotografo un altro “giallo”, un fungo o qualcosa di simile che cresce sul legno di questo tabià (il bosco tace... mica i fienili!)

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Riprendo la via di casa e di tanto in tanto fotografo qualcosa; un ontano fiorito (è un'anemofila, viene impollinata dal vento, quindi non aspettiamoci fiori “classici”). I fiori femminili sono piccoli, ovali e rivolti verso l'alto, mentre quelli maschili sono più lunghi, vistosi e ricadenti.

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Ormai sono a Boscampo, sulla strada di casa, e qui c'è abbondanza di Clematis alpina, ma non demordo e già penso al ritorno.

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E infatti, oggi ho ripercorso la stessa strada, ma questa volta non ho lasciato la bici in fondo a Sottosassa, me la sono letteralmente “tirata dietro” (per gran parte della strada successiva l'ho portata a mano). Dalla Scofa ho proseguito in salita fino a Bellamonte, ho percorso il tratto di strada statale che scavalca la Valaccia e finalmente ho “parcheggiato” la bici; non vi dico la fatica di trascinarla fino a qui!

A questo punto si scende attraverso il bosco, lungo alcune tracce di sentiero. L'ambiente ha un ché di selvaggio con i tronchi caduti e lasciati marcire come in una foresta primigenia.

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