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Che strano 2019


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Vista l’attuale emergenza sanitaria ho deciso di rimettere ordine tra le foto e di rivivere il 2019, annata a due facce, che ricorderemo a lungo per l’incredibile fungata autunnale, con porcini in quantità e anche di grande qualità. Nel momento migliore i boschi erano strapieni di persone di tutti i tipi e quindi niente foto

 

Ma partiamo dall’inizio: dopo un inverno con nevicate nei mesi giusti la stagione inizia come al solito nei boschi più bassi. Ho passato anni a sperimentare posti diversi, tipi di bosco e di alberi diversi (oltre all’abete) e, a forza di girare in lungo e in largo, posso dire di conoscere i migliori boschi da dormienti. Ma nonostante questo continuo esplorare alla ricerca di fungaie nuove sono sempre curioso perché la mia migliore soddisfazione è questa: scoprire un posto da dormienti che prima non conoscevo.

 

Il dormiente mi ha affascinato da subito perché anticipa la primavera, con i suoi colori, gli odori e i colori che il bosco non avrà più per tutto l’anno e, nonostante sia un fungo snobbato dai grandi fungai, almeno come numero di uscite, e lo cosnidero il mio fungo: molte volte riesco a non incontrare nessuno e posso godermi l’uscita in pieno, cosa che quasi mai avviene in tempo di porcini.

 

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La stagione dei dormienti è stata molto sofferta a causa del vento e quindi la ricerca è diventata selettiva, molti dei posti migliori stentavano a fruttificare e mi sono dovuto infilare nelle buche o nei fossi per salvare qualche fungo, la sfida è sempre quella di trovare qualche bel fungo, nonostante i caprioli che mangiano i funghi o ne fanno marmellata.

 

Mi piace partire con un’idea di un giro, sapendo poi che andare nel bosco per me è attività “anarchica”: mi piace avere dei punti fermi, ma poi lascio correre le gambe a seconda di quello che vedo o delle sensazioni che provo. Conoscere tanti posti ti salva in tante occasioni, ma è anche fonte di dubbi perché spesso si deve scegliere dove andare prima, quali posti lasciare indietro e il bello è che non ci si prende sempre.

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Nel momento migliore invito un amico per godere del bosco più bello, e ogni anno ringrazio che la maggior parte della gente sia già alla caccia del primo rosso della stagione: io fatico a staccarmi dall’atmosfera dell’abetaia e quindi chiudo la stagione all’ultimo fungo utile o quasi. Mi spiace non essere risucito a portare Carletto, con Andrea si riesce solo a inizio stagione, un’uscita col bimbo l’ho fatta e l’ho visto gioire per una covata da 25-30 funghi che ha trovato da solo. Alcuni numeri per capire meglio la difficoltà:

  • 21 uscite, con in media 2,5 kg a uscita
  • 283 km totali, in media di 13,5 km a uscita, con punte a 20 km
  • 75 piani medi saliti
  • Una media di 1 kg di dormienti ogni 5 km fatti

 

Quindi non venite con me… perché si cammina e basta :loco:

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Con gli ultimi dormienti ancora in giro decido di trovare il rosso e provo in un bosco che conosco poco, ma che mi piace tantissimo. Non c’è nessuno e mi ricordo di questo bosco che ogni anno trascuro e che poi alla fine risulta essere uno dei più prolifici (ma anche affollato) per i cittadini. Il bosco è misto, castagno, faggio, quercia e anche con qualche abete, si parcheggia in cima e si scende in fondo. Bosco in cui è facile perdersi e infatti ci riesco molto spesso, per la gioia di Andrea.

 

Al faggio ci sono alcuni posti classici da rossi, con esposizione, pendenza e l’umidità giusta: posti che prendono il sole nelle ore migliori della giornata. Il rosso è un fungo ignorante come pochi per la ricerca, ma una volta trovate le zone giuste poi si può vivere di rendita negli anni a venire, sempre che ci si arrivi per primi e con la gente che gira oggi per funghi è sempre più difficile, a meno di non conoscere posti primaticci o tardivi.

 

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La stagione estiva ha stentato parecchio agli inizi con poche piogge e pochi funghi. Ho girato tutti i miei posti, a tutte le quote per trovare qualche pezzo: uscite in solitaria con poche soddisfazioni, ma in questi periodi non c’è gente e si può dedicare tempo ad esplorare posti sconosciuti senza temere di lasciare funghi nei posti noti. E tutto mi è servito per il clou della stagione.

 

Quando vado solo ho un modo di camminare strano: vado veloce e guardo solo da una parte (o sopra o sotto) e poi faccio il ripasso un metro sotto (o sopra), ma questo mio modo di agire poi mi mette in crisi in compagnia perché lascio sempre indietro qualcosa.

 

In questa uscita ho sfiorato Gibbo, potevo rigargli la macchina :P

 

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Per una strana congiuntura, nel caldo più terribile, escono alcuni bei funghi nella mia palestra di casa: nessuno ci ha creduto e approfitto di questa mini buttata per divertirmi un po’ prima di partire per le vacanze nella consapevolezza che in alto qualcuno si sarà divertito in mia assenza, ma ogni anno succede e quindi pace. Io soffro il caldo e per me stare in basso a funghi nei mesi caldi è terribile, mi costringe a portarmi tanta acqua e combattere con gli insetti che sono la cosa peggiore dei boschi di castagno. Ma i neri sopra casa, anche se in ambienti simil maremmani, sono sempre un gran bel segnale per l’autunno che deve arrivare

 

 

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Di ritorno dalle vacanze ho potuto fare solo qualche piccola uscita, viste le condizioni di salute di mio suocero, giusto per rimettere carburante nel serbatoio e lasciarsi indietro un po’ di tensioni. Uscite con pochi funghi ma con qualche sorpresa incredibile, tra posti nuovi e conferme di altri che, nonostante le condizioni non ottimali per i funghi, decidono di fare capolino.

 

Ricordo questa uscita per mille motivi e la gioia di questo estatino trovato a quasi 1700 metri con esposizione Nord, quindi in teoria sbagliata per questo fungo dopo un’intera mattinata senza vedere un fungo, ma quesi funghi sono quelli che mi danno più sodisfazione.

 

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Con il cuore pesante per la situazione a casa non è stato facile uscire e liberarsi di alcuni pesi, ma ho cercato comunque di farlo. Agosto è mese impegantivo per le marmellate e i funghi di solito li lascio da parte perché è tempo di lamponi, di mirtilli, di more e, se voglio mangiare qualche marmellata, devo scarpinare e poi lavorare.

 

Ho portato tutta la famiglia in gita in uno dei più bei posti dell’Appennino: tutti avevano bisogno di scaricare e dimenticare cosa era successo e la montagna e i lamponi possono fare davvero miracoli. Giornata splendida e rifugio gestito benissimo da volontari che ti regalano pane, formaggio e crostata ai quali puoi lasciare un’offerta libera. Un modo di fare turismo che mi piace da morire, al punto che in quei boschi non vado mai a funghi, ma i boschi sono davvero belli. Ma è come se volessi lasciare quei posti incontaminati, anche se oi la gente ci va.

 

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Ricordo questa uscita strana perché dettata solo dal fatto che c’è un bosco che ogni anno, piogge o no, fa i funghi a Ferragosto.

E quindi ogni 2/3 anni decido di vedere se la situazione si ripete, oppure se la “regola” dei funghi a Ferragosto è una mia invenzione. Pendenze forti, ma boschi tra i più belli dell’Appennino e fresco assicurato

Qualcosa era rimasto, non tanto, ma bei funghi

 

 

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Una grandinata imprevista e non segnata dai pluviometri (e che mi sono beccato mentre scendevo dal crinale con la famiglia) mi ha dato idee per i funghi a Settembre. E infatti pronti via… sono andato a cercare nel bosco dei rossi e ho perso due ore, prima di spostarmi in alto in mezzo alla ressa più clamorosa. Per evitare un po’ di gomitate decido di fare un giro da dormienti, ma più salivo e più vedevo che non c’erano le condizioni. A quel punto, con zero funghi, decido di fare l’ultima salita e vedere il bosco più tardivo di dormienti, nella speranza che in qualche punto riparato dal vento ci fosse qualche segnale.

 

E dopo 5 ore di giri a vuoto incappo nella partenza della buttata che poi sarebbe arrivata a distanza di qualche giorno in tutti i boschi e in tutte le essenze, dal faggio all’abete. In queste situazioni incredibili penso sempre che ci sia qualcuno dall’alto che mi ha guidato proprio lì per essere testimone di una cosa inspiegabile. Funghi belli, perfetti, pesanti, di nascita e di grande forza. 15 funghi, che mi hanno dato la strada da seguire nel mese successivo, ma purtoppo non solo a me...

 

 

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A metà settimana prendo ferie e seguo la fungata nella sua evoluzione, a fine settimana convinco Andrea per un’uscita memorabile nella ressa più totale:, funghi impossibili da fotografare in bosco se non si vuole essere calpestati, tutta roba di nascita per chi segue la fungata, mentre la concorrenza urla e corre ovunque con scene da guerra: lampade notturne che illuminano a giorno, parcheggi pieni 30’ minuti prima dell’alba, gente che gira con gerla e cesto (e alcuni li riempiono). Ma a me serve un forte miglioramento nell’andare a funghi in mezzo al casino, di solito mi deconcentro, ma in questo periodo non vedevo nessuno ed era quasi come se fossi solo.

 

Al pomeriggio provo anche basso a fare qualche estatino come si deve e anche lì la situazione è molto promettente per i tempi a venire: quando ci sono tutti i 4 porcini in quel bosco è un segnale molto importante.

 

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Dopo 2 settimane di buttata piena i boschi in alto iniziano a faticare, come è giusto, ma ogni volta dedico l’ultima parte del giro a studiare cosa potrebbe succedere fra 3 giorni o addirittura tra 1 settimana, addirittura riesco anche a rompere il manico del cesto nel ripido con pieno di gente attorno e rimedio alla meno peggio con una corda da alpinismo...

 

Un giorno che tutti sono nel mirtillo a raccogliere funghi sofferti mi lancio in zone estreme e scopro che qui c’è ancora qualche fungo di nascita e sotto misura. Copro e decido di tornare dopo 7 giorni (una follia con la gente che c’è), ma sarò premiato e fra gente con 5/6 funghi tutti a quote alte mi ritrovo da solo a pestare quei boschi ripidi nel pieno di un ultimo slancio di buttata prima del freddo.

 

Proverò altri boschi che ho completamente abbandonato nel corso del mese, ma farò solo cappotti, anche se in posti meravigliosi

 

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La stagione ha un sussulto in basso, quando ormai sembrava troppo tardi.

 

Nel bosco di casa parte una buttata, solo in fungaie selezionate, riparate dal vento e così a metà Ottobre mi ritrovo tra bellissimi neri ed estatini, tutti sani. E così al mattino estatini e neri, al pomeriggio si cambia bosco e, dove tutti usano 4*4 per arrivare nei posti giusti, giro in lungo e in largo alla ricerca di angoli fortunati e così ho scoperto una fungaia di rossi e di edulis incredibile, ma sono stato beccato dal fungaio del posto (92 anni, ma ancora in grado di andare in alcuni dei boschi più duri che ci sono) nel momento dell’uscita da quella fungaia. E così altre due settimane di passione nei boschi di casa, frequentati solo da gente del posto, facendo montagne di chilometri e facendo due boschi nello stesso giono, fino a benzina finita, non tanto per i funghi (regalati quasi tutti), quanto per la gioia di vivere il più possibile un’annata irripetebile.

 

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L’acqua affogherà i pochi funghi superstiti di Novembre che raccoglierò durante una gita per trombette e finferle, quelle uscite di 1 ora che ti concedono in casa prima di pranzo e guai a tardare. E quindi dopo una stagione di alti e bassi e di varie vicissitudini familiari la stagione volge al termine.

 

Ho fatto uscite medie da 20 km nei due mesi di porcini, con punte di 30 km per riuscire a fare più boschi possibili nei 2 giorni utilizzabili da un normale lavoratore che in settimana difficilmente riesce a fuggire dal lavoro.

 

Ho visto bellissimi funghi ed ero da solo, tanti funghi (ed eravamo in mille), sono uscito per estatini quando tutti cercavano rossi ed edulis… e magari ho trovato anche i neri. A volte sono stato bravo (con tutti i miei limiti e i miei momenti di distrazione), ma ho sempre camminato tanto e ho cercato di andare a funghi nei boschi che amo di più anche quando non ci sono funghi. Ho sperimentato, ho sudato, ho fatto fatica, ho lottato con la sete o con la fame, mi sono scordato di dove ero, di che ore erano e di quante fatica avevo nelle gambe, ma mi sono goduto ogni singola uscita e anche se non ci fossero stati funghi sarei stato contento di essere lì.

 

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Per me l’anno finisce sempre dove inizia, con lo stesso fungo: non sempre lo trovo, ma ormai è tradizione per me fare un’uscita prima della fine dell’anno in cerca di dormienti. Di solito non c’è nessuno, anche se negli ultimi anni qualcuno si affaccia nei boschi di abete prima di marzo-aprile. Viste le giornate corte può succedere di fare notte nel bosco senza accorgersi, ma quando le giornate sono limpide e tira un po’ di tramontana spesso gli spettacoli sono emozionanti.

 

Auguro a tutti che la situazione si stabilizzi e che potremo presto tornare nel bosco a fare ciò che ci piace: passeggiare, raccogliere funghi, osservare e vivere la natura, ognuno a modo suo.

 

Io ho riflettuto molto e spero che usciremo migliorati da questo isolamento, che impareremo a dare il giusto peso alle cose importanti della vita e a lasciare da parte tante attività residuali o riempi tempo che fino a un mese fa ci facevano correre.
Un abbraccio a tutti

:bye1:

 

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