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Olivello spinoso


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Su indicazione di mio fratello agronomo (univ. di Udine),

anche lui presente al miniraduno alpino assieme a Carletto, alla Betta

a Massimo e al sottoscritto,

posto alcune foto di un arbusto che io non conoscevo.

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L’Olivello spinoso (hippophae rhamnoides) appartiene alla famiglia degli olivigni. È molto diffuso in gran parte dell’Eurasia, sopporta il freddo siberiano come il caldo toscano; sopravvive alla siccità dell’altopiano tibetano, dove cresce fino a 5000 metri, ma anche le inondazioni di acqua salata del Mare del Nord e del Mar Baltico.

Il suo frutto (drupa) contiene un complesso vitaminico equilibrato, oltre a minerali e microelementi essenziali per l’uomo. La raccolta dei frutti avviene dopo il 4° o 5° anno dell’impianto dell’arbusto e, in seguito, soltanto ad intervalli di 2 o 3 anni, per non sfruttare troppo le piante.

Si caratterizza per il suo particolare aroma asprigno e soprattutto per la straordinaria ricchezza di vitamine A, C, E, e del gruppo B.

E’ ben noto l’effetto antiossidante e contro i radicali liberi di tali vitamine.

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La particolare denominazione deriva dal suo tronco, che presenta, appunto, delle spine. Ma la vera particolarità sono indubbiamente le bacche, che rimangono sui rami per tutto l’inverno. Di colore giallo-aranciato, talvolta tendente al rosso, sono caratterizzate da un alto concentrato vitaminico al loro interno: non solo Vitamina C, come sopra ricordato, ma anche Vitamina A, E, P e numerose altre del gruppo B. Inoltre posseggono in quantità numerose flavonoidi e diverse sostanze minerali, come ferro, calcio, magnesio e rame.

Sicuramente è meglio ingerirle tramite sciroppi o decotti che, pur conservandone le proprietà terapeutiche, ne camuffano in parte lo sgradevole sapore. Basti pensare che un tempo erano utilizzato nelle vigne, per tenere lontani “i morsi degli animali e la mano degli uomini”, come ci racconta la tradizione.

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