testa Inviato 2 Settembre 2005 Condividi Inviato 2 Settembre 2005 (modificato) Su indicazione di mio fratello agronomo (univ. di Udine), anche lui presente al miniraduno alpino assieme a Carletto, alla Betta a Massimo e al sottoscritto, posto alcune foto di un arbusto che io non conoscevo. Modificato 2 Settembre 2005 da testa Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
testa Inviato 2 Settembre 2005 Autore Condividi Inviato 2 Settembre 2005 (modificato) L’Olivello spinoso (hippophae rhamnoides) appartiene alla famiglia degli olivigni. È molto diffuso in gran parte dell’Eurasia, sopporta il freddo siberiano come il caldo toscano; sopravvive alla siccità dell’altopiano tibetano, dove cresce fino a 5000 metri, ma anche le inondazioni di acqua salata del Mare del Nord e del Mar Baltico. Il suo frutto (drupa) contiene un complesso vitaminico equilibrato, oltre a minerali e microelementi essenziali per l’uomo. La raccolta dei frutti avviene dopo il 4° o 5° anno dell’impianto dell’arbusto e, in seguito, soltanto ad intervalli di 2 o 3 anni, per non sfruttare troppo le piante. Si caratterizza per il suo particolare aroma asprigno e soprattutto per la straordinaria ricchezza di vitamine A, C, E, e del gruppo B. E’ ben noto l’effetto antiossidante e contro i radicali liberi di tali vitamine. Modificato 2 Settembre 2005 da testa Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
testa Inviato 2 Settembre 2005 Autore Condividi Inviato 2 Settembre 2005 La particolare denominazione deriva dal suo tronco, che presenta, appunto, delle spine. Ma la vera particolarità sono indubbiamente le bacche, che rimangono sui rami per tutto l’inverno. Di colore giallo-aranciato, talvolta tendente al rosso, sono caratterizzate da un alto concentrato vitaminico al loro interno: non solo Vitamina C, come sopra ricordato, ma anche Vitamina A, E, P e numerose altre del gruppo B. Inoltre posseggono in quantità numerose flavonoidi e diverse sostanze minerali, come ferro, calcio, magnesio e rame. Sicuramente è meglio ingerirle tramite sciroppi o decotti che, pur conservandone le proprietà terapeutiche, ne camuffano in parte lo sgradevole sapore. Basti pensare che un tempo erano utilizzato nelle vigne, per tenere lontani “i morsi degli animali e la mano degli uomini”, come ci racconta la tradizione. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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