Ci troviamo a casa mia, andiamo su all’orto da dove partirà l’escursione.
Io, Piero, il Capitano, Enrico e due coppie di suoi amici.
Parcheggiamo e iniziamo a camminare.
Facciamo conoscenza, si parla, la mattina è serena, tiepida, una leggera brezza.
Dik, il cane della compagnia, scorrazza avanti e indietro tenendo sotto controllo il gruppo e non disdegna di rallentare se allunghi la mano per una carezza. Gli piace.
Fiancheggiamo la Pieve dei santi Vito e Modesto e saliamo verso le case il Mancino prima e case dei Bianchi, diroccate, poi, qui mi fermo e faccio vedere in lontananza il Frassino stupendo che andremo a salutare.
Abbiamo tutti una buona preparazione e si sale tranquilli chiacchierando del giro d’Italia e altri avvenimenti.
Alle prata del Bianchi si rallenta godendoci il primo sole da dietro la Calvana che sta in fronte a noi.
Dik si beve volentieri l’acqua fresca del fosso di Rimaggio.
Iniziamo a salire nella macchia, le ginestre iniziano a fiorire e il primo tepore inizia a spandere il loro profumo dolciastro che tra qualche giorno arriverà quasi ad infastidire da quanto sarà penetrante.
Ma ad un giallo così potente si scusa tutto, perché saranno le ginestre a caratterizzare e colorare la Calvana durante giugno.
Le prime piante interessanti ed i primi biancospini fan comprendere ai nuovi amici che li stresserò per tutto il giorno, i racconti delle poche cose che so delle piante e quelli del come era la Calvana ad inizio secolo, si fondono in un mio chiacchierare che spero solo non sia stato troppo fastidioso.
Il Frassino secolare prima, la Spina vagliacci poi, e siamo ai prati sommitali dove troviamo subito i turini maturi col loro odore di urina lasciano comprendere perché urinascens è stato uno dei loro nomi, adesso credo Agaricus crocodilinus, e raccogliamo degli esemplari giovani da gustare a casa.
Essere il riferimento per l’escursione non nascondo che mi ha tenuto in tensione, ma soprattutto c’era l’orgoglio di vedere le persone estasiate in quei luoghi a me cari.
I cavalli erano tutti assieme sulla cima del monte Maggiore, e vedere circa quaranta animali allo stato brado, camminando tra puledri dell’anno e stalloni è stato veramente bello, una sensazione di condivisione di tutta quella bellezza, non saprei come spiegarlo.
Ci fermiamo un poco in mezzo a loro, prima di riprendere la strada di crinale in mezzo a una varietà assurda di piante, abeti, pini, frassini, olmi, aceri, uno spettacolo quel crinale.
Torniamo indietro ma su un percorso diverso, e percorriamo il crinale per qualche chilometro, fino a fermarci all’ombra di alcuni frassini per pranzare come lo scorso anno.
Oramai il gruppo è formato, si scherza, si ride, ci si racconta anche su cose molto personali.
Bello.
Mangiamo, e in un momento di silenzio sento dire “ma lo sentite questo silenzio, è bellissimo”, ecco, credo che questo dia il livello dell’escursione, parlare ma saper anche ascoltare il silenzio, quando è il momento, credo sia un gran bel segno.
Scendiamo verso la fonte al Favo, e faccio conoscere al gruppo il Biancospino gigante che ho scoperto giorni fa. E’ bellissimo.
Beviamo alla Fonte.
Chiedo a tutti se, se la sentono di fare una discesa di pochi metri ripida ed un poco esposta, e li vedo tranquilli e decisi.
Scendiamo con attenzione alla grotta del Tasso e facciamo pochi metri tanto per avere le sensazioni tipiche di una grotta, buio, umidità e fresco che però subito lascia il posto alla sensazione di aria pesante per l’umidità.
La cerrosughera ci aspetta appena fuori dalla grotta, e racconto qualche cosa su questo bell’ibrido naturale, ma la sua bellezza non ha bisogno di parole e rimangono affascinati.
Qualche aneddoto e si riparte oramai padroni dei luoghi, e giunti alla cascata del fosso di Rimaggio il richiamo è impossibile da rifiutare….. e giù a sciacquare le membra accaldate. (Baiocchi docet)
Da li a poco siamo rientrati alle querce, alle macchine, con 16 chilometri percorsi sul gps e la fatica che anche nei più tosti si fa sentire sulla calura pomeridiana.
Anche la seconda Calvanata è andata, tra chi ha potuto e chi purtroppo non ha potuto, sappiate comunque che niente fermerà in futuro questa manifestazione, non fosse altro per il fatto che io salirò comunque lassù.
Alla prossima e un abbbraccione a tutti, chi c’era e chi avrebbe voluto.