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daiano

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  1. Riprendo coraggio. Perché ora posso scorgere la forcelletta che permette di rimontare sulla cresta nord-ovest della Cima di Cece. E’ il punto debole della montagna, il varco, l’intaglio descritto sulle guide… Lì al centro, un’impennata imperiosa quanto promettente. Sento qualcosa sciogliersi dentro…fiducia di potercela fare…è commozione…che il vento prontamente asciuga…
  2. Balze e spalti ricoperti d’erba quasi bruciata dall’esposizione al sole. Sui quali avanzo a passo sempre più lento. Dietro gli scuri pinnacoli dei Denti di Cece, ancora Cima d’Asta verso la Val Cia…
  3. Tira un vento freddo. Pietra di Fiemme. La sento. La tocco. E’ calda…scotta quasi. Come una pulsante febbre di porfido…
  4. Una mano giunta protesa verso il cielo azzurro…così m’appare dopo essermi alzato considerevolmente. Una preghiera, una supplica pietrificata …
  5. Arrivo sotto il Dente di Cece per antonomasia, quello più ardito e famoso …2700 metri, quasi, di rocce slanciate. Un piccolo Cimon della Pala. Sembra quasi piegato in avanti. Una sfida persa in partenza. Sotto…un piccolo uomo prosegue l’ascesa…
  6. Lo sguardo può volare alle montagne oltre il solco dell’Adige. Mentre sto per transitare sotto i Denti di Cece più alti… Rocce nere, sassi rosa ricoperti di licheni…prosegue lenta la risalita della pietraia, tanto che mi sembra di non progredire…è un momento difficile…così lontano dalla partenza e così lontano dalla vetta… Devo sfoderare gli argomenti più convincenti della mia “filosofia”…
  7. Si apre davanti a me un’enorme pietraia. Chiusa sulla destra dai Denti di Cece. Il sentiero che l’attraversa è stato sapientemente disegnato, probabilmente agli inizi del ‘900. Ma le continue frane e slavine costringono a incessanti rimodellamenti del percorso. M’aspetta un caldo naufragio in questo deserto roccioso. Ora non posso più camminare. Devo quasi saltellare da un sasso all’altro…e sarebbe quasi divertente se non sapessi che mi costerà…
  8. Da adesso in poi s’infittiranno le testimonianze della Grande Guerra…caverne, appostamenti, trincee e camminamenti di roccia… Giovani vite schiantate da frammenti di mine, da crolli di sassi, dal clima spietato…
  9. Supero un’altra selletta. Il sentiero s’abbassa un pochettino. E davanti a me i famosi Denti di Cece, che ora posso identificare correttamente. Ammiro sagome inusuali per la Catena dei Lagorai, snelle e ardite : frequenti in Dolomiti, ma rare fra queste rocce d’origine vulcanica. Riprendo brio e ritmo… Davanti a me vedo un lungo tratto del percorso che m’aspetta. Consapevolezza ed aspettativa…
  10. E’ bellissimo scoprire, ad un certo punto, al risveglio dai pensieri, d’essere in alto…più in alto del Dos Caligher, che, noto, separa il Corno Nero dalla Pala di Santa, montagne del Passo di Lavazè…sopra casa… Laggiù il sentiero disegna il versante opposto…
  11. Alla fine…riparto. Il sentiero sale quasi indispettito, risentito. Devo rallentare o presto mi fermerò. Lascio correre i pensieri più dolci, più tranquilli, così da “addormentare” il passo… E da contrastare l’ambiente che attraverso. Sfasciumi, detriti, roccette…Tempo che sgretola, clima che frantuma. Più che un sentiero è una pista sottile, avvolta come spire di serpente sul fianco del risalto roccioso.
  12. Da qui mi volgo. Il bivacco di legno sulla forcella. Momento di pausa e di ristoro per attraversatori di montagna più resistenti e tenaci di me. Laggiù Il Passo di Costalunga fra Latemar e Catinaccio. Il mio itinerario prosegue sulle rocce a destra. Riluttanza, curiosità…indolenza, frenesia…sentimenti contrastanti mi segnano…
  13. Ma la curiosità prende il sopravvento. M’allontano dal Bivacco Paolo e Nicola e m’affaccio verso sud. Nel cielo si disegna Cima d’Asta ed il suo Gruppo. Azzurre orlature, imponenti ma leggiadre. Montagne che non ho ancora visitato, osservato. La prossima estate, forse. Non è una promessa. E’ solo un invito ricevuto… Davanti a queste…un balcone dal nome indovinato : Cima dei Paradisi…
  14. Eccomi arrivato a Forcella Valmaggiore. La prima meta. Da sola meriterebbe un’escursione. Ho quasi timore ad affacciarmi verso meridione da questa sella. Perciò mi fermo e pregusto gli itinerari possibili a partire da qui…e suggeriti dalle tabelle.
  15. Forcelle che nascondono e preannunciano altri valloni, altri alpeggi…altri mondi. Come l’insellatura che vedete, sotto Dos Caligher. Ora però mi volto e proseguo la risalita verso il bivacco.
  16. Ogni palina, ogni cartello, cita nomi familiari riportate sulla guida impressa nella memoria. Sono in prossimità del bivio per la Forcella Moregna, sotto le più basse rocce di Cima Valmaggiore. Non manca molto all’omonima Forcella, la mia prima meta…
  17. Mentre lentamente, ma tenacemente, risalgo il vallone, varie dorsali s’aprono su un lato. Sono le lunghe, tentacolari diramazioni rocciose che scendono dalla Cima di Sella e dall’ancor lontana Cima di Cece. Tra le quinte pietrose si nascondono alcuni pensili pianori verdi.
  18. Sentiero da yak…da capre quanto meno… Le serpentine guadagnano prepotentemente quota ed io mi preoccupo per la mia tenuta. Fortunatamente s’apre sulla sinistra una visione inattesa. Due cime affiancate, lontane visibili attraverso una forcella. Nuova linfa, altra adrenalina. Sono i Denti di Cece…lo scoprirò più avanti nell’ascensione.
  19. Alzare lo sguardo dal sentiero ed incrociare una nuova montagna, mai vista prima…nuove sagome di roccia e nuove sellette che andranno a fissarsi nella memoria… Sopra di me il Dos Caligher, praticamente un avancorpo di Cima Valmaggiore. Sono in preda ad una dolce euforia da esplorazione…
  20. Rive di pozze glaciali. I cosiddetti “Laghetti”. A questo punto della stagione ridotti a poco più di pozzanghere… Una conca fra sfasciumi e verdi fondali emersi. Sulla sinistra il lungolago…
  21. Balcone di rocce e terra. Avanti a me il lungo vallone da rimontare. Che osservo con allegria. Posso vedere infatti un lungo tratto della traversata per la Forcella che mi aspetta. Mi piace vedere il cammino ancora da fare, le insidie, le fatiche, gli ostacoli…misurare di conseguenza passo e fiducia… Là dietro ci sarà la forcella ad aspettarmi…
  22. Ma finalmente, alzandomi col sentiero, dietro me appare il Circo del Latemar e la sua Valsorda, luoghi ancora da me inesplorati. Forse prossime mete. Promettenti balzi nel futuro…
  23. Poche assi lanciate sul torrente gelido…Il primo di due attraversamenti sul Rio di Valmaggiore. Il bosco impedisce, se non in rari momenti, di osservare le montagne attorno. Cecità di rocce e cielo…
  24. Vecchia stradina militare. S’alza non ripida nel bosco. A lungo. Scompare l’alpeggio. Lancio qualche occhiata a destra e a sinistra, giusto per la curiosità di scovare qualcosa nell’erba…ma non c’è tempo…
  25. Luminoso ambiente alpino. Solennemente pigro. Le mandrie riposano. Ed anche i campanacci. Sospensione di gesti e di suoni… Interrompo la contemplazione e parto.
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