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daiano

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  1. La giornata autunnale volge al suo termine. Vi ringrazio per avermi fatto compagnia e vi saluto dal parco giochi. Ciao a tutti giorgio
  2. Stradine e passeggiate attorno alla Pieve. Che percorriamo confidando negli ultimi, quasi orizzontali, raggi di sole.
  3. Rientriamo così a Cavalese, scollinando per il Passo di Lavazè. Anche nel suo parco cittadino puoi constatare, e goderti, l’autunno. I tigli e gli ippocastani sono d’oro e molte foglie hanno già perso…
  4. Per un attimo ci illudiamo di poter ammirare la Roda di Vael, nel Catinaccio. Le nubi ne scopriranno invece solo pochi lembi…
  5. Altro scorcio delle varie tonalità di verde che il lago ci sa offrire. E’ freddo. Rimandiamo il periplo del lago ad altra occasione…
  6. In un momento di stanca del vento, la superficie del lago si immobilizza. Puoi così quasi contare gli abeti della grande Foresta di Carezza che si lasciano immortalare nelle sue acque di specchio.
  7. I pinnacoli tormentati del versante nord del Latemar si scorgono appena. Peccato. Non si può sempre essere fortunati. Lassù sulla sinistra, su quell’altissimo cornicione che è il Cimon del Latemar, mi piacerebbe poterci salire, un giorno. Un sogno ancora rimasto tale.
  8. Con continue giravolte l’auto sale e man mano le nuvole s’addensano su di noi. Sempre più vicine, sempre più opprimenti. Tanto che il Passo di Costalunga risulta completamente immerso nelle nubi, purtroppo. Non riusciamo a scorgere una sola montagna, una sola roccia. Decidiamo così di tirar di lungo e di andare al Lago di Carezza, che ci incuriosisce non poco. Rasentando il Grand Hotel Carezza, la visuale torna ad essere sufficientemente libera. Parcheggiamo e scendiamo in breve sulla riva del Lago di Carezza. Il laghetto ha poca acqua e tutto il contorno testimonia di questo periodo siccitoso. Le sorgenti sotterranee continuano però a stillare limpidissime acque nella conca smeraldina.
  9. Che cos’è successo, direte voi, nel pomeriggio seguito alla "mattinata autunnale" ? Dopo una puntata ristoratrice a Canazei, abbiamo ridisceso la Val di Fassa e a San Giovanni abbiamo svoltato per risalire al Passo di Costalunga. Speravamo infatti di riuscire ad ammirare il Catinaccio ed il Latemar nei loro versanti più celebrati. Così da tornare ad impinguare l’archivio fotografico… Usciti da Vigo di Fassa, sulla sinistra si stagliano le montagne di Centro Fassa : Cima Dodici e, poco più a destra, Su l’Aut, cui fanno corona una miriade di larici color rame. La salita a Cima Dodici richiede una discreta resistenza, tanto è ripida. Si tratta di vincere un dislivello di praticamente 1200 metri, se si sale per la via normale. E quando si ridiscende i menischi bruciano e gridano vendetta…
  10. Hai ragione, Carlo. Quando si è grati per aver visitato luoghi incantevoli e per averci passato ore indimenticabili, diventa un modo quasi di sdebitarsi, di manifestare riconoscenza, unito alla voglia ed al bisogno di rivivere ancora qualcosa di simile. :hug2: :hug2: Caro roberto, Pasquale si riferiva la fatto che ho sostituito il PC da poco, e queste erano le mie prime foto in un monitor più grande, con il rischio di settaggi diversi da quelli consolidati... Foto foriere di salubrità...questa è veramente nuova ! Un abbraccio giorgio
  11. E la Val di Fassa custodisce altri due scrigni, in tal senso : la Val Duron, che da Campitello sale sotto il Gruppo del Sassolungo fino a serrarsi fra Alpe di Siusi e Catinaccio-Molignon e la Conca di Fuchiade nei pressi del Passo S. Pellegrino :hug2: :hug2: Perchè son proprio quelle immagini ad essersi stampate lì... :hug2: Ti sarai probabilmente affacciato allora dai pressi della Sella del Brunec, zona ora un pò devastata dagli impianti... Man mano che t'avvicini alle cascatelle del Rio San Nicolò, il Col Ombert ti viene incontro e si fa via via meno minaccioso... Peccato, Giacomo, per le mancate foto... Un abbraccio giorgio
  12. Due brevi parole sui larici, Fabio. I lariceti puri sono bellissimi. Luminosi. Sottobosco d'erba ed erica. E fragole, quando è tempo. Quando i larici sono invece "persi" nelle abetaie, scompaiono, diventano insignificanti. Neanche più li distingui. Ma con l'autunno arriva il loro momento, il loro tripudio. Progressivamente prendono colore e coraggio, e si fanno avanti. L'inverno li farà tornare poi , come scrivevo, nell'anonimato. :hug2: Direi che è proprio come dici, Mario ! :hug2: La fortuna sta proprio nell'aver potuto trovare una giornata tutto sommato accettabile, in pieno autunno, Marco. La macchinetta non può che prenderne atto. :hug2: Un abbraccio giorgio
  13. Vai troppo per faggi e castagni, Alberto ! Ed hai dimenticato le atmosfere dolomitiche Mi accontento di solo...50 ! :hug2: E' come dici, Sergio. E' un affetto molto forte. Ormai più che trentennale. :hug2: Un abbraccio :hug2: giorgio
  14. Forse "perfetta" è aggettivo dettato dalla tua generosità. Impegnata però sì, Patrizio. Mi piace dedicare tempo e attenzioni agli amici. Se lo meritano. Ed a me piace. Che si vuol di più in un forum ? Hai ragione, Ennio. Ho visto Meida la prima volta nel 1975, circa. Tante case, alberghi e negozi in meno. E' bello perdersi fra le stradine al di là del Rio, un pò fuori dal traffico della strada principale. Quelle che mostri sono le cosiddette Dolomiti di Centro Fassa. A sinistra la Punta della Vallaccia; sulla destra Cima Dodici. :hug2: Non credo che le tue foto possano rovinare questo topic, Giancarlo. Entrambi sappiamo stupirci ancora davanti alle ben note e nostre montagne. Mi piacerebbe arivare una volta col gatto delle nevi a Baita Ciampiè. Non l'abbiamo ancora fatto. Chissà... Un abbraccio giorgio
  15. Proprio ben detto, Salvo ! Son le prospettive a raccogliere la più parte della mia emotività... :hug2: E che le tue parole s'avverino, caro Roberto ! :hug2: :hug2: E' infatti difficile resistere a questo invitante ed emozionante richiamo, Gian ! Un abbraccio giorgio
  16. Ringrazio sentitamente tutti gli intervenuti per le parole di apprezzamento per il presente topic. Il che m'incoraggia a "continuare". :hug2: Mi rendo sempre più conto, Raffa, che i nomi sono il mio personale tributo a quelle montagne, alla loro bellezza, alla loro presenza :hug2: :hug2: Amore che sento "ricambiato", quando il tempo (meteorologico) e la giornata mi concedono di osservarne e goderne la bellezza Son convinto che un salto lassù, prima o poi, ti converrà farlo, Stefano ! :yes4: Un abbraccio giorgio
  17. Una lettura ed una visione rilassanti, Ennio ! :smile: Bello andare nei boschi a coppie ! Un abbraccio :hug2: giorgio
  18. E questo, Marco, è proprio un gran bel resoconto ! :hug2: D'un'uscita fruttuosa e godibile :smile: Un abbraccio :bye1: giorgio
  19. Ridiscendiamo così la valle. Gettando un ultimo sguardo, in verità già con nostalgia, ai piccoli idilli che costellano i dolci pendii di Val S. Nicolò. Una segreta speranza si fa strada. Che questo rito dell’autunno in montagna possa consolidarsi alla fine in una mia vera e propria liturgia. E che, in virtù di ciò, il saluto finale di oggi possa tramutarsi in un semplice arrivederci… Ciao a tutti :biggrin: giorgio
  20. La stradina, ora sterrata, va a perdersi risalendo il bosco che, poco alla volta, “scende” a impadronirsi del fondovalle. Le prime nevi si sono stabilmente insediate sui ghiaioni e sulle cenge della Catena di Cima Uomo. Il contrasto luci-ombre dona un che di magico all’ambiente vallivo. Se non fosse per la fredda temperatura, cui non siamo ancora predisposti, si potrebbe sostare a lungo in ammirazione…
  21. I miei occhi tornano però sempre a fissarsi lì, sul Col Ombert. Questa luce particolare impedisce di distinguerne i lineamenti, i vari caratteri. Ne risulta quasi solo un abbozzo, un fantasma, forse l’idea stessa della montagna che è e che conosco. Col tempo stesso, è quest’idea ad essersi sedimentata nella memoria. Qualche dettaglio s’è stemperato o è svanito. Resta l’edificante ricordo, la cara serie d’impressioni e di emozioni vissute nell’ascensione. Quasi mi fossi impadronito dell’”anima” della montagna, più che del suo “corpo”.
  22. Rocce chiare e rocce scure. Lava e calcare. Eruzioni nei mari primordiali. Le mandrie sono ormai da un mese discese più a valle, ai margini del paese. Portando con sé i loro interminabili rintocchi. Qualche raggio di sole ravviva la scena. Fugacemente.
  23. Un’assennata opera di ristrutturazione ha permesso di conservare ed arricchire i piccoli fabbricati della valle. I boschi della valle fanno festa. I larici, in particolare, diventano finalmente protagonisti, visibili e chiari a tutti; nascosti come sono, d’estate, nel verde scuro delle abetaie. E’ una specie di canto del cigno prima dello smunto e anonimo loro inverno.
  24. La valle, invece, termina laggiù, sbarrata dalla sagoma inconfondibile del centrale Col Ombert. Sulla sua destra la Cima Cadina Occidentale e, dopo la Forcella Tasca, la Catena di Cima Uomo, con l’omonima vetta (metri 3003), la Punta del Ciadin e la Cima delle Vallate, incappucciate dalle nubi.
  25. La stradina asfaltata termina qui, presso la Baita Ciampiè, a poco più di 1800 metri d’altezza. Come è facile immaginare, d’estate è una località frequentatissima, rumorosa, vociante. Ad ottobre no. Ottobre e gran parte di novembre sono mesi di trapasso. Pochissimi i turisti in giro. I luoghi di ristoro ed i rifugi pressoché tutti chiusi. Il silenzio s’è riappropriato delle valli. Ed il vento, sceso a più miti consigli, ha smesso di soffiare raffiche fra gli abeti e nelle gole. Il cielo è in buona parte coperto. La luce è pallida, diafana, tanto da spegnere parzialmente gli accesi colori dell’autunno. Disegnando un mondo senza ombre. Sospeso fra cielo e terra.
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