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cinzia

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  1. Caltha palustris L. fiore foto di Cinzia
  2. Caltha palustris L. pianta foto di Cinzia
  3. Caltha palustris L. piante in ambiente foto di Cinzia
  4. cinzia

    Caltha palustris

    Caltha palustris L. Famiglia: Ranuncolacee Nomi comuni: calta, farferugine Etimologia: Il nome del genere deriva da una voce latina usata per indicare un fiore giallo, ma avrebbe una origine greca con un significato legato al desiderio dell’oro. Il nome specifico deriva dalla predilezione per l’acqua di questa pianta Pianta: erbacea perenne che arriva ad una altezza di 50 cm Fusti: rossastri e succulenti, di solito eretti o arcuati alla base; nelle piante che crescono a quote maggiori i fusti tendono ad essere adagiati al terreno. Foglie: ha grandi foglie decidue di colore verde scuro, lucide nella pagina superiore e abbastanza carnose, cuoriformi-reniformi, con margine seghettato. Le foglie basali sono dotate piccioli lunghi 15-20 cm, quelle superiori sono sessili e tendono ad avvolgere il fusto. Fiori: i fiori sono grandi fino a 5 cm e di color giallo intenso; sono disposti in numero da 1 a 5 per ogni peduncolo. Il perianzio è formato da un solo verticillo di 5 o più elementi corrispondenti ai petali, talvolta con la faccia esterna verdastra, manca il calice. Fiorisce da marzo a giugno, ma talvolta anche ad estate inoltrata, a seconda delle quote. Frutti: follicoli disposti a stella che a maturità si aprono longitudinalmente dall’alto verso il basso liberando i semi. Habitat: vive in ambienti umidi, presso sorgenti, ruscelli, stagni, prati umidi, in media e alta montagna, preferibilmente su acque non stagnanti. Sulle Alpi può raggiungere i 2200 metri di quota, in terreno acido e ricco di humus. Pianta che ama gli ambienti con acque correnti piuttosto fresche e a temperatura costante, In Pianura Padana la si ritrova come relitto glaciale, associata alle risorgive di alta pianura dove è costante l’apporto di acqua con temperatura fresca e abbastanza stabile nel corso dell’anno. Negli ambienti di elezione può formare estesi popolamenti ma è da considerarsi specie minacciata per la progressiva scomparsa del suo habitat, in pianura è pianta molto rara ed è protetta in molte regioni. Distribuzione: tutto il genere Caltha ha distribuzione legata ai climi temperato freddi, ed è presente in entrambi gli emisferi, con prevalenza in quello boreale. La C. palustris si trova in Eurasia e in Nord America. In Italia è da considerarsi un relitto glaciale la si trova solamente nelle regioni settentrionali, nell’Apennino Tosco-Emiliano e nella Sila, soprattutto in habitat medio montani. Esistono diverse sottospecie. Applicazioni fitoterapiche: la caltha è pianta velenosa in tutte le sue parti per la presenza di Protoanemonina. Causa irritazioni e ulcerazioni della pelle e delle mucose per contatto e problemi gastroenterici, anche seri, se ingerita. Un tempo era usata per combattere la tosse, le convulsioni, l’anemia e la ritenzione idrica E’ usata nella medicina omeopatica in associazione con altre piante. Curiosità: nel linguaggio dei fiori la caltha indica il desiderio di ricchezza, la bramosia dell’oro, questo è certamente dovuto al colore intenso dei suoi grandi fiori, la pianta in fioritura offre una straordinaria visione di colore verde intenso illuminato dal giallo accecante dei fiori.. Il nome deriva da una voce latina usata per indicare un fiore giallo, ma secondo alcuni avrebbe una origine greca con un significato legato proprio al desiderio dell’oro e della ricchezza. I nativi Americani la usavano come rimedio contro le infreddature e le ulcerazioni della pelle, inoltre ne consumavano le giovani foglie raccolte prima della fioritura. I fiori sono stati usati in passato per estrarre il colore giallo. La pianta assomiglia vagamente al Ranunculus thora L. che ha foglie simili, ma quest'ultima specie ha fiori più piccoli e spesso singoli, forniti di calice e di foglie superiori più piccole e lanceolate, il R. thora vive nei pascoli e nei luoghi rupestri.
  5. Hepatica nobilis Miller variabilità nel colore dei fiori e nel numero dei tepali foto di Cinzia
  6. Hepatica nobilis Miller frutto immaturo foto di Cinzia
  7. Hepatica nobilis Miller fiore foto di Cinzia
  8. Hepatica nobilis Miller fiore foto di Remi
  9. Hepatica nobilis Miller fiore foto di Cinzia
  10. Hepatica nobilis Miller stelo con fiore, in evidenza le brattee foto di Cinzia
  11. Hepatica nobilis Miller pianta con foglie nuove foto di Cinzia
  12. Hepatica nobilis Miller pianta con foglie vecchie foto di Cinzia
  13. Hepatica nobilis Miller pianta in ambiente foto di Neno
  14. cinzia

    Hepatica nobilis

    Hepatica nobilis Miller Sinonimi: Anemone acutiloba (DC.) G. Lawson, Anemone americana (DC.) Hara, Anemone hepatica L., Hepatica acuta (Pursh) Britt., Hepatica acutiloba DC., Hepatica americana (DC.) Ker-Gawl., Hepatica hepatica (L.) Karst Famiglia Ranuncolacee Nome comune: Erba trinità, fegatella Etimologia: il nome del genere deriva dal greco Hepor, fegato, per la credenza popolare che la pianta fosse utile per curare le affezioni del fegato Pianta: perenne erbacea con rizoma scuro. Dal rizoma si staccano direttamente gli scapi fiorali che sono sempre uniflori, leggermente pubescenti e di colore rossastro gli scapi sono alti fino a 20 cm. Foglie: grandi radicali con lungo picciolo pubescente e lamina trilobata di colore verde macchiato di chiaro con la pagina inferiore pubescente, le foglie non sono normalmente presenti al momento della fioritura, anche se in qualche caso è possibile osservare le foglie scure e violacee rimaste dalla precedente stagione vegetativa Fiori: solitari sostenuti da tre piccole brattee triangolari acute poste a verticillo sotto il fiore a simulare un calice. Corolla composta da sei, otto o anche più tepali ellittici ad apice arrotondato di colore azzurro, violetto o rosato con tutte le sfumature intermedie, occasionalmente i tepali possono avere tonalità rosate quasi bianche o, raramente, bianche. Stami e stili di colore bianco e molto numerosi, disposti in varie serie. Osservato in luce ultravioletta il fiore mostra una intensa riflettenza dei tepali abbinata ad una intensa assorbanza degli stami e dell’ovaio che quindi appaiono nettamente neri su fondo chiaro se osservati in questa luce, nello spettro infrarosso l’intero fiore mostra un’intensa riflettenza. Fiorisce all’inizio della primavera. Frutto: da ogni ovario deriva un piccolo achenio peloso. Habitat: pianta di luoghi ombrosi e boschi, ma anche margini in terreno smosso e areato non troppo umido prevalentemente, ma non unicamente, su terreno acido. Forma popolamenti anche estesi. Dalla pianura fino a 1500 m. Distribuzione: pianta a distribuzione circumborele è quindi presente in Eurasia e in Nord America. In Italia è frequente nelle regioni settentrionali dal piano all'orizzonte montano. Applicazioni fitoterapiche: un tempo si pensava che questa pianta avesse proprietà curative per i problemi epatici. Tale convinzione derivava dalla forma delle foglie che ricorda quella del fegato e dal loro colore scuro, secondo la dottrina della “Signatura” le piante curavano gli organo con cui parevano presentare analogie. In realtà questa convinzione non ha alcun fondamento scientifico e anzi come tipico delle Ranuncolacee la pianta è tossica perché contiene l’alcaloide Anemonina che agisce sul sistema nervoso vegetativo e sul battito cardiaco, inoltre se ingerita può dare seri disturbi gastrointestinali. Curiosità: questa pianta è assai difficile da fotografare è nota tra i fotografi naturalisti per la difficoltà di fissare i toni blu dei fiori, nella pellicola spesso appare una dominate magenta che si accentua se il fiore è direttamente illuminato dal sole. La devianza di colore si accentua ulteriormente nella fotografia digitale a causa dell’intensa riflettenza del fiore negli spettri IR e UV.
  15. cinzia

    Anemone trifolia

    Anemone trifolia L. Famiglia: Ranuncolacee Nomi comuni: Anemone bianco, Anemone dei boschi, Silvia, Anemone trifoliato Etimologia: L’origine del nome di genere sembra legata alla parola greca anemos, vento, per la facilità con cui cadono i tepali del fiore, alcuni comunque ritengono di ricercare l’origine nel termine latino anima. Il nome specifico trifolia deriva dalla suddivisione della foglia in tre foglioline. Descrizione: Pianta perenne con estesi rizomi di colore biancastro e fusti eretti alti 10 – 30 cm. Foglie: Le foglie basali sono lungamente picciolate, palmato partite con lamina profondamente divisa in tre foglioline ovato – acuminate con margine seghettato e un breve picciolo. Le foglie cauline sono simili a quelle basali ma con picciolo più breve e sono riunite a verticillo nell’ultimo terzo dello stelo fiorale. Fiori: per lo più solitari, del diametro di 3 – 4 cm, portati da un peduncolo di lunghezza variabile, sono attinomorfi, cioè a simmetria raggiata, con 6 petali e antere completamente bianche. I petali in realtà sono costituiti da sepali di aspetto petaloide di forma ovoide lunghi circa 2 cm. Fiorisce da Maggio a Giugno a seconda delle quote e dell’esposizione. Frutto: Il frutto è composto da numerosi acheni di aspetto lanoso Habitat: boschi e boscaglie ma anche prati soprattutto in ambiente umido e abbastanza ombroso con terreno ben umificato, in boschi di latifoglie, prevalentemente in faggeta e querceto, ma anche in pinete fresche. Distribuzione: Pianta di zone montane europee si rinviene dalla collina fino ad oltre 1800 metri. Presente dai Carpazi al Portogallo e dalla Finlandia alle montagne dell’Italia centrosettentrionale con numerose popolazioni disgiunte in quanto presenti solamente nelle aree montane, la specie risulta così suddivisa in numerose sottospecie che differiscono nella sfumatura delle antere da bianco ad azzurrognolo e nella calciofilia. Alcune popolazioni sono presenti nelle montagne sud orientali degli Stati Uniti con una sottospecie che alcuni studiosi elevano al rango di specie. Applicazioni fitoterapiche: Come gli altri Anemoni è pianta tossica, pertanto l’uso erboristico di questa specie non è più praticato, oltre che tossica, è irritante e può provocare lesioni e vesciche alla pelle. Veniva usata in passato come revulsivo, espettorante e contro i dolori articolari e l’emicrania. Contiene saponine tossiche pertanto l’uso erboristico e l’automedicazione sono assolutamente sconsigliate. Curiosità: Assomiglia moltissimo all’Anemone nemorosa L. dal quale si distingue per il colore delle antere che sono completamente bianche o al più con sfumature azzurre in A. trifola mentre sono gialle in A. nemorosa, anche la suddivisione della foglia appare abbastanza diversa ad un occhio attento essendo questa soltanto tripartita in A. trifola e invece più profondamente divisa in A. nemorosa. La caducità dei fiori ha reso gli anemoni simbolo dell’abbandono e della brevità delle gioie d’amore, e con questo significato gli anemoni bianchi sono inseriti nel quadro della Primavera del Botticelli. Gli antichi Egizi associavano questi fiori alla malattia e per gli Etruschi essi rappresentavano i fiori dei morti, associazione che si trova in parecchie altre culture. I Romani antichi usavano l’anemone come protezione contro le malattie e le febbri e si cingevano il collo con coroncine di questi fiori, tradizione che in alcune aree si è protratta per secoli. Considerati fin dai tempi antichi i fiori del vento e quindi della Primavera sono stati cantati da molti poeti, Plinio scrive “Timido anemone che non schiude le sue labbra fino a che non sono accarezzati dal vento” Secondo la mitologia Greca l’anemone nacque dalle lacrime di Venere mentre la dea vagava per i boschi piangendo per la morte di Adone.
  16. Anemone nemorosa L. piante in ambiente foto di Carletto
  17. Anemone nemorosa L. dettaglio della foglia foto di Carletto
  18. Anemone nemorosa L. fiore foto di Remi
  19. Anemone nemorosa L. fiore foto di Carletto
  20. Anemone nemorosa L. fiore foto di Carletto
  21. Anemone nemorosa L. gruppo di piante foto di Carletto
  22. Anemone nemorosa L. gruppo di piante foto di Carletto
  23. cinzia

    Anemone nemorosa

    Anemone nemorosa L. Famiglia: Ranuncolacee Nomi comuni: Anemone bianco, Anemone dei boschi, Silvia Etimologia: L’origine del nome di genere sembra legata alla parola greca anemos, vento, per la facilità con cui cadono i tepali del fiore, alcuni comunque ritengono di ricercare l’origine nel termine latino anima. Il nome specifico nemorosa indica l’ambiente boschivo in cui la specie vegeta dal latino nemus (nemoris), bosco. Descrizione: Pianta perenne con estesi rizomi e fusti eretti alti 10 – 30 cm. Foglie: Le foglie basali sono palmato partite con lamina profondamente divisa in sottili lacinie e sono picciolate. Le foglie cauline sono simili a quelle basali ma con picciolo più breve e sono riunite a verticillo nell’ultimo terzo dello stelo fiorale. Fiori: solitari, del diametro di 3 – 5 cm, portati da un peduncolo di lunghezza variabile, sono attinomorfi, cioè a simmetria raggiata, con 6 petali bianchi e nella faccia esterna sono, a volte, soffusi di rosa. I petali in realtà sono costituiti da sepali di aspetto petaloide di forma ovoide lunghi circa 2 - 3 cm. Il fiore non contiene nettare ed è solo debolmente profumato, non mostra alcuna emissione di UV ma i petali sono invece fortemente riflettenti nell’IR e sono rese molto evidenti le nervature dei petali che indirizzando gli insetti impollinatori verso la parte fertile del fiore. Fiorisce da Marzo a Giugno a seconda delle quote e dell’esposizione. Frutto: Il frutto è composto da numerosi acheni di aspetto lanoso Habitat: boschi e boscaglie ma anche prati soprattutto in ambiente umido e ombroso con terreno ben umificato, in boschi di latifoglie, prevalentemente in faggeta e querceto, sovente vicino all’acqua. Distribuzione: Pianta di zone temperato fredde a distribuzione circumboreale, dalla pianura fino ad oltre 1000 metri Applicazioni fitoterapiche: Per la sua tossicità l’uso erboristico di questa pianta non è più praticato la pianta, oltre che tossica, è irritante e può provocare lesioni e vesciche alla pelle. Veniva usata in passato come revulsivo, emmenagogo e contro i dolori articolari e l’emicrania. Contiene saponine tossiche pertanto l’uso erboristico e l’automedicazione sono assolutamente sconsigliate. Linneo racconta di mucche intossicate per averlo mangiato fresco pur dopo aver tollerato la presenza di questa pianta nel fieno consumato durante l’inverno. Con il macerato di foglie si produceva una specie di aceto che mantiene le proprietà irritanti della pianta e poteva essere usato in alternativa alla senape. Curiosità: Assomiglia moltissimo all’Anemone trifolia L. dal quale si distingue per il colore delle antere che sono completamente bianche o al più con sfumature azzurre in A. trifola mentre sono gialle in A. nemorosa, anche la suddivisione della foglia appare abbastanza diversa ad un occhio attento essendo questa soltanto tripartita in A. trifola e invece più profondamente divisa in A. nemorosa. Può essere confuso anche con Anemone sylvestris L. che ha pianta e fiori un po’ più grandi e che in Italia è presente solamente in alcune stazioni Alpine tra Piemonte e Trentino. La caducità dei fiori ha reso gli anemoni simbolo dell’abbandono e della brevità delle gioie d’amore, e con questo significato gli anemoni bianchi sono dipinti nel quadro della Primavera del Botticelli. Gli antichi Egizi associavano questi fiori alla malattia e per gli Etruschi essi rappresentavano i fiori dei morti, associazione che si trova in parecchie altre culture. I Romani antichi usavano l’anemone come protezione contro le malattie e le febbri e si cingevano il collo con coroncine di questi fiori, tradizione che in alcune aree si è protratta per secoli. Considerati fin dai tempi antichi i fiori del vento e quindi della Primavera sono stati cantati da molti poeti, Plinio scriveva “Timido anemone che non schiude le sue labbra fino a che non sono accarezzate dal vento”. Secondo la mitologia Greca l’anemone nacque dalle lacrime di Venere mentre la dea vagava per i boschi piangendo per la morte di Adone. La pianta è facilmente attaccata da funghi parassiti del genere Puccinia che alterano la crescita delle foglie. Un altro fungo tipicamente legato all’Anemone nemorosa è un ascomicete, Dumontinia tuberosa che attacca il rizoma.
  24. cinzia

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    Ciao ho aperto questo nuovo forum, per ora visibile solamente agli amministratori. Comincerò a inserire le schede e lo renderò visibile dopo averne finite almeno una decina Cinzia
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