Galletto

Fà mille balzi per tornare al mare e incontra mille ostacoli che la rallentano, un pò come noi per raggiungere i nostri scopi. E per farlo dobbiamo passare in spazi angusti, fare curve impossibili, salti da rompersi l'osso del collo, e tuffarci nel turbine che ci risucchia.

La discesa è lunga, più lunga della salita. Lunga e malinconica. Più difficile perchè sai cosa lasci e sai anche troppo bene dove stai tornando. Mentre in salita la fatica ti distrae e l'immaginazione ti porta ad immagini celestiali, la discesa ti ricorda i tuoi impegni ed è ancora molto fresca l'immagine sconfinata percepita da poco. Ci vuole un nuovo punto di vista. E l'acqua è un aiuto importante. Fredda e pulita.

E domani sarò forse laggiù: dietro all'isola più piccola sulla sinistra, l'isola del Tino. Oppure sarò solo di passaggio tra le isole e andrò dietro al promontorio. Oppure ancora starò di qua dalle isole, e la direzione sarà verso ovest. Ad ogni modo se non sarà domani, sarà comunque. Sarà un'altra avventura.

...

A malincuore dobbiamo tornare. Sarà un giro che difficilmente scorderò, che ripeterò e che allungherò sia come distanza che come permanenza. Tornerò di nuovo qua e andrò oltre.

La nostra meta odierna è stata raggiunta. La meta psicologia superata distutta e scordata. Un'altra meta, più in la è già stata designata.

Frutti a perdita d'occhio

La strada è segnata, vuol dire che qualcuno ogni tanto ci passa ancora, e si gode questo territorio abbracciato dalle montagne tutte attorno. Un giardino in quota.

Ma c'è chi si è organizzato, che si è preparato un bivacco. E capisco bene, un posto del genere vale la pena di viverlo, di venire su e fermarsi anche qualche giorno. Qualcuno si è ben organizzato e aspetta di tornarci appena possibile. E noi non vediamo già l'ora di ritornarci, tra un mese... chissà, tra due o tre.

Accanto a noi le pendenze fanno spavento. Quassù non è così facile, non lo è mai stato.

E proprio il sole colora il paesaggio, dal blu al verde al giallo. Il Maggiociondolo

Saldamente ancorata a terra, con lo sguardo verso il sole, sotto un cielo blu che la notte si riempie di stelle.

C'è vita. Più di quanto si possa immaginare

Ci vuole un pò per muoversi, siamo incantati li a vedere quello che che altrimenti siamo costretti ad immaginare.

C'è vento! Di quello fresco, asciutto e profumato dai faggi. Il rumore degli stessi è lieve, in migliaia sono un tenue ronzio che sembra il respiro di un gigante, un gigante verde.

E poi si apre un cielo blu! Esci dalla faggeta e ti trovi su una terrazza naturale, dalla quale ogni fatica cade giù e rimane solo l'emozione di vedere quello che ti circonda! Vien voglia di fare un salto di andare sulla cresta di fronte con un sol balzo. La stanchezza da qui in poi non ha più senso.

Stare sulla costa, seguire il sentiero, e guardare la pendenza. Ti rendi conto che le gambe bruciano come stufe, che gli scarponi sono diventati pesanti, che il sudore a fiotti ti si gela addosso appena ti fermi anche solo per una foto.

Dicevo.... si comincia a salire. Non sono abituato a queste salite, mi viene in mente Artù quando vede le foto delle salite appeniniche, che solo la foto fa sentire la fatica di salite così ripide. Mi viene in mente chi per andare in fungaia ci mette 2 ore ogni volta.... e ci credo che poi fa il cesto. Vanno sudati certi risultati. Questa faggeta si aggrappa con tutte le sue forze alla terra che la vuole rovesciare.

Un attimo e colgo un dettaglio, un fiore tenero e fresco, che cresce tranquillo dove solo gli animali e pochi uomini passano ancora.

La salita ci da modo di parlare della montagna e di chi ci viveva e soprattutto ci campava. Vita dura! Mi vengono in mente tante considerazioni del Gava che mi hanno fatto pensare e ragionare su cosa significa la montagna. E non conosco modo migliore che andarci per rendermene conto in una piccola parte, solo l'ombra di tale significato mi lascia con il fiato sospeso. Anche il sudore di qusta passeggiata fa la sua parte. Guardo in alto... siamo si e nò a metà.... ora si comincia a salire sul serio.

Decidiamo di fare una piccola deviazione, vediamo la parvenza di una radura e allora vogliamo vedere, ci dovrebbero essere i resti di vecchie strutture di un alpeggio intermedio. Un'altro cartello ci ricorda che manca ancora 1 ora a destinazione. Oppure... se vogliamo, la strada continua

Dopo 1 ora arriviamo al bivio, 1 ora di passo svelto nel bosco a bordo fiume, macchia prima di castagno e poi carpino e faggio e vari arbusti. Il sentiero è stato ristrutturato grazie ai fondi della Regione Toscana ricevuti dai permessi per la ricerca dei funghi epigei, ed è ben tenuto con opere che lo rendono agevole. Solo alcuni punti ci sono dei passaggi con un salto di 30 mt al bordo, ma sempre in ottimo stato e molto agevoli.

Come deciso da un mesetto circa, con l'amico Prestigioso si parte per raggiungere un vecchio alpeggio in appennino tra Lunigiana ed Emilia Romagna. La partenza ore 7.00 da Iera (540mt) in direzione I Tornini (1340mt), la guida indica 2 orette, armati di buona volontà, passione e anche il miraggio di far su due funghi... partiamo gambe in spalla! Il cielo è già brillante ma nella valle stretta è ancora buio. Guardiamo più o meno dove sarà la nostra meta... e non si vede, solo capiamo che arriveremo in alto. E' per me la prima uscita con un dislivello un pò più elevato, in genere non supero i 300 mt

L'impegno verrà ripagato ampiamente , il bosco al momento giusto ti regalerà....

I bambini sono il miglior investimento che si possa fare per il futuro! Diamo loro la giusta educazione e domani il mondo sarà migliore. Diamo loro l'esempio, e ricordiamoci che siamo SEMPRE il loro esempio in tutto quello che facciamo. Stasera sono tornato bambino e il tuo racconto mi allieta, da speranza e insegna!