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funghimundi

Consiglio Direttivo 2022
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Tutti i contenuti di funghimundi

  1. mi son scordato di fare i complimenti ad Alessio ma ... tanto ormai, almeno da parte mia, sono scontati ... al solito Alessio: :priest2: Marco
  2. Artù non rsopporto l'idea che tu soffra così .... .... quasi quasi vengo giù e 'ti abbatto' ....... ... anzi no, per satvolta ti risparmi ed anzi ti ri-posto la bella foto di Alessio (permetti vero ??) baci a tutta la tribù salentina :priest2: Marco
  3. funghimundi

    Autunno, inverno o…

    bella passeggiata Giorgio " l'ombra impigliata sui rami" una chicca ... Marco p.s. mi hai fatto ricordare i bei tempi dell'università quando, ancor giovane e snello, soleo correr sui colli di quel luogo bello (oh, m'è venuta così)
  4. funghimundi

    Alcuni scatti a Pienza

    bella gita Rossà e auguri per iprossimi 25 :wink: Marco p.s. certo che tutte 'ste bestiole morte di freddo ...
  5. non so che leccino sia ma per le foglie ho un discreto occhhio certo che se una rondine non fa primavera una foglia di quercia farà querceto?? :hug2: Marco
  6. funghimundi

    Laghi del nord

    e bravo Luciano mentre qui si brancola nella nebbia tu te ne vai a spasso nel lago in veste primaverile a presto Marco
  7. caro Daniele, come fai ad esserne così sicuro? la deduzione che fai si basa su una citazione tratta da Claudio Gnoli e pubblcata sul sito www.appennino4p.it/lupo ora non per far polemica ma per cercare di far capire a chi legge, Claudio Gnoli fa il bibliotecaio presso l'Università di Pavia, Luigi Boitani è Professore Ordinario (Biologia della Conservazione, Ecologia Animale, Zoologia dei Vertebrati), Direttore del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Direttore del Master in “Conservazione della Biodiversità animale: aree protette e reti ecologiche” presso l'Università "La Sapienza" di Roma ed ha dedicato anni e anni di lavoro professionale allo studio di Canis lupus. Mi pare perciò che il peso della frase di Boitani che ho riportato e che cioè "non è possibile distinguere con certezza l'impronta di un lupo da quella di un cane di taglia simile" non possa essere trascurato (non dice è difficile, dice proprio che non è possibile con certezza) e che possa anche ritenersi un riferimento più attendibile rispetto a quanto pubblicato da Gnoli. Ti assicuro Daniele che io non voglio dimostrare la foto che tu hai postato NON sia un traccia di lupo, semplicemente voglio contribuire a fornire una chiave di interpretazione corretta (anche se in questo caso si ritorna in realtà al dubbio). Consentimi quindi di salutarti con un lupesco UUUUUHHHHH Marco
  8. bene ille & c. vedo che siete sempre i n moto, brsvi anch'io, da povero vecchietto qualche passeggiatina non me la faccio mancare ... Marco p.s. allacciati bene gli scarponi ...
  9. bravo Giorgio, bella riconciliazione davvero con le montagne in un inverno che sembra non essere tale per quanto riguarda la aleggenda ecco un sunto: Racconta la leggenda che nel laghetto posto nella valle tra il Catinaccio/Rosengarten e il Latemar viveva una bellissima ondina che deliziava con il suo canto melodioso i viandanti che salivano al passo di Costalunga. Di lei si innamorò lo stregone del Latemar, che tentò inutilmente di rapirla, infatti non appena l'ondina lo scorgeva si rituffava nelle acque del lago. Lo stragone chiese allora consiglio alla strega del Rosengarten, che dopo avrlo deriso, gli suggerì di cambiare abito, di stendere il più bell'arcobaleno tra il Catinaccio e il Latemar e di recarsi al lago fingendosi un viandante commerciante in gioielli. Lo stregone del Latemar così fece, stese il più bell'arcobaleno mai visto sino all'ora tra le due montagne e si recò al lago, ma dimenticò di travestirsi. Quando arrivò, l'ondina attirata dall'arcobaleno e dal luccichio dei monili era fuori dall'acqua incantata ad ammirare lo splendore di quello spettacolo, ma non appena scorse lo stregone, si rituffò nel lago e scomparve. Lo stregone si infuriò moltissimo e preso l'arcobaleno lo distrusse in mille pezzi e lo gettò nel lago. Ancora oggi nelle acque di Carezza puoi ritrovare tutti i colori dell'iride, dall'azzurro al verde, dal rosso all'indaco, dal giallo all'oro. Marco
  10. Dal "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern, edizioni Einaudi (siamo nel febbraio 1943 durante la tragica ritirata di Russia durante la quale decine di migliaia di alpini e altri soldati italiani persero la vita in condizioni incredibili): Compresi gli uomini del Tenente Danda saremo in tutto una ventina. Che facciamo qui da soli? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare. Attraverso uno steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi ci tengono d'occhio. Corro e busso alla porta di un'isba. Entro. Vi sone dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. "Mnié khocestia iestj" dico (datemi da mangiare). Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. "Spaziba" dico quando ho finito. E la donna prende dalle mia mani il piatto vuoto. "Pasausta" mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. ... ... Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, nè alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice: anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato gli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finchè saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere. questa pagina, la cui bellezza a altezza si commentano da sè, è stata anche ripresa da Marco Paolini nel suo bellissimo spettacolo teatrale "il sergente" ed anche dallo stesso Paolini nel CD "sputi" inciso assieme ai "mercanti di liquore" all'interno del brano "soldatino canta canta". Vi segnalo da ultimo la bellissima intervista realizzata dallo stesso Paolini a Mario Rigoni Stern che è stata oggetto di realizzazione di un film di Carlo Mazzacurati per la serie "ritratti" (VHS e credo anche CD editi a cura delle "edizioni biblioteca dell'immagine"). Personalmente il solo sapere che ci sono persone così mi fa sentire bene ..... Marco
  11. caro Giorgio, ancora una volta un sentire comune ... e poi .... il Raduno Alpino!!! ad Asiago! bravo!!!! io ho rinunciato all'utlimo momento perchè avevamo organizzato in moto ed il tempo come ricorderai non era dei migliori un Alpino dal Ten. Marco Montanari (123° AUC SMALP Aosta) Marco p.s. grazie per aver mostrato l'interno dell'osteria; i miei ricordi sono solo nella memoria ..
  12. ecco un altra bella sorpresa Guido: l'origine del tuo nick legata a un posto così magico!! quest'anno certamente calcheremo quei boschi assieme Marco
  13. ... mente nei dintorni, ancora, pascolano begli animali ...
  14. ... di cui oggi resta questo ricordo ....
  15. .... in un tempo non troppo lontano in questa costruzione oggi fatiscente vivevano uomini, donne e bambini; un vita certo dura ....
  16. ecco il luogo: l'Albergo al Ghertele a quota 1133 metri in Val d'Assa, più volte richiamato dallo stesso Rigoni Stern nei suoi racconti, assieme ad altri luoghi e nomi che, per me lettore innamorato del grande vecchio di Asiago, hanno travalicato i confini della realtà per approdare a quelli del mito: il Poltrecche, l'osteria del Temine, il Prunnele, i Pune, i Sech, .....
  17. Ogni sera sulle rive del Moor una vacca restava immobile a guardare. ....... Poi disse sottovoce "cosa guarderà quella vacca? O cosa penserà? ....Forse" aggiunse al mio silenzio "vorrà riempirsi dentro di queste ore, con le immagini e i rumori, per quando la neve e il freddo la terrà ricnhiusa per mesi nella stalla. O per quando sarà morta" così scrive Mario Rigoni Stern iniziando a raccontare la bellissima storia di Tonle Bintarn. Secondo me anche questi pacifici animali fotgrafati a pochi metri dal luogo che vi mostrerò, pensano qualcosa di simile...
  18. mi hanno parlato benessimo di un modello di cui adesso mi sfugge il nome .... pare che sia molto semplice da utilizzare .... ah si ecco, è il modello FRATELLI LUMIER (chissà se si scrive cosi?) ciao Roberto, a presto! scusa la battutaccia ma l'astinenza da bosco comincia a dare effetti deleteri... Marco :hug2: e se spegnessi la baracca e andassi verso il monte??
  19. Giorgio mi è piaciuto molto il tuo raccontare; ma "...perché anche questa è una stagione di passaggio, effimera come le altre. E la continuità rende giustizia di ogni abbandono, di ogni dimenticanza, di ogni frettolosità. La prossima neve completerà l’opera. E sarà finalmente vero inverno. E poi ancora primavera…" è proprio un passaggio molto, ma molto suggestivo. Complimenti Marco
  20. sei sicuro Ennio? a me il terminillo pare decisamente più a sud Marco
  21. funghimundi

    prime del 2007

    .. ho una improvvisa voglia di rivedere quelle colline perchè sono sicuro di non ricordarle belle come tu ce le mostri grazie Marco
  22. ciao Alberto, non conosco questa combinazione: ma... ... che combina? Marco
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