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  1. testa

    Frutti dimenticati: 2° parte

    Non appena aprivo la porta d'ingresso per andare verso mio padre, che mi aspettava in cortile con la mia bicicletta per mano, l'aria della notte fredda e pungente mi ricordava che comunque eravamo in novembre ed oramai prossimi all’inverno. Una breve occhiata verso il cielo, dove milioni di stelle illuminavano una notte senza luna, e poi via, pedalando a ruota di mio padre, ci portavamo nelle contrade alte ai piedi dell’Altopiano di Asiago da dove partiva il nostro itinerario.
  2. testa

    Frutti dimenticati: 2° parte

    Ci si alzava sempre molto presto anche se sapevamo che il cielo sereno e le temperature in rialzo non ci avrebbe portato ad avvistare nessuna allodola ne tordi o tanto meno le beccacce, ferme tutte ancora in montagna ad assaporare l’ultimo caldo sole autunnale dell’estate di San Martino.
  3. testa

    Frutti dimenticati: 2° parte

    Spesso anche a novembre le burrasche fredde tardavano ad arrivare e con loro gli uccelli di passo. E così spesso si decideva di andare ugualmente a fare un giro in collina con l’obiettivo di recuperare quello che restava di alcune delizie di stagione per un piatto davvero speciale; uva fragola, nespole, pere volpine, mele della rosa, giuggiole, castagne e marroni erano i frutti spontanei o coltivati nei poggi o nei prativi annessi a qualche vecchia casa ristrutturata e utilizzata ora solamente nel periodo estivo. Frutti di una stagione, l’autunno, ricca di suggestioni e sorprese.
  4. testa

    Frutti dimenticati

    Sono veramente felice nel vedere, e soprattutto, nel leggere le vostre risposte a questo 3D. Mi piace molto leggere ed avvertire nelle vostre parole la sintonia di sentimenti ed emozioni che ci accomuna. Vorrei rispondere a ciascuno di voi, perché ogni vostra risposta meriterebbe una sottolineatura, ma non voglio appesantire un 3D che voleva essere leggero. E allora almeno un a Max, Remigio, Giuliano, Andrea, Nicolò, Antonio... ...........e ancora un a Carletto, Giuseppe, Marco, Pasquale, Fabrizio, Luciano e Giancarlo e un per tutti mario
  5. immagino che il cesto a destra nella foto (quello con meno raccolto) sia proprio il tuo, vero Carletto ??????? Se proprio vuoi fotografare di tutto senza trovare porcini, allora è meglio che tu prenota un week end da me nelle Alpi. ciao bischeraccio
  6. testa

    Frutti dimenticati

    Sapori dell'infanzia, per troppo tempo dimenticati perché battuti sui banchi dei fruttivendoli da coltivazioni più redditizie, salvati dall'estinzione grazie ad un rinnovato interesse nei confronti di tutto quanto si lega alle tradizioni di un certo territorio. Trifle di composta di corbezzolo con yogurt e marroni al rhum Ingredienti: ½ base pan di spagna 150 gr di yogurt greco 100 gr di marroni al rhum per la composta: 300 gr di corbezzoli 90 gr. di zucchero 10 gr. miele di castagno 9 gr di pectina Ricetta illustrata
  7. testa

    Frutti dimenticati

    Spesso queste uscite, per me e mio padre, erano una scusa per poter trascorrere qualche ora tra prati, boschi e valli alla ricerca dei frutti dimenticati. Nespola, sorba, pera volpina, mela della rosa, giuggiola, corbezzolo, corniolo. Nomi che riportano alla memoria ricordi ormai lontani ma soprattutto sapori, a quel tempo, ben noti a mio padre e mia madre che da quei frutti spontanei o coltivati in aree marginali sapevano ricavare piatti gustosi e ottime marmellate.
  8. testa

    Frutti dimenticati

    Fuori era notte fonda con l’aria di fine ottobre fredda e pungente, mentre l’intensa luce delle stelle faceva presagire un’alba fredda ma ancora lontana. I rituali si ripetevano come ogni volta che a quest'ora mi alzavo per correre dietro, con mio padre, a questa nostra passione, mai completamente capita da mia madre. Non riusciva a capire cosa ci trovavamo nell'uscire al freddo e spesso con la nebbia, di notte per salire in montagna alla ricerca di funghi o a caccia nei campi e nelle valli in collina, e sopportava a malapena queste nostre uscite e sicuramente non riuscì mai ad accettare questa passione.
  9. testa

    Frutti dimenticati

    Solo allora mi decidevo e nel massimo silenzio uscivo dal letto avviandomi lentamente verso il corridoio e la porta che scendeva in cucina. Mentre scendevo di sotto, sentivo nell’aria il buon profumo di caffè che gorgogliava nella moka che mio padre aveva già posto sul gas. In cucina aleggiava ancora il profumo della legna che la sera prima bruciava nella stufa. L’atmosfera calda, creata dall’aroma del caffè e dalla fioca luce della lampada, ci avvolgeva e rendeva quei momenti particolarmente dolci e carichi di un’intensa pace mista ad una strana aria di complicità tra noi due.
  10. testa

    Frutti dimenticati

    Percepivo sempre con leggero anticipo il rumore della porta della mia camera che si apriva e mio padre che sottovoce mi invitava ad alzarmi. A quel punto avevo la certezza che erano le quattro del mattino e immancabilmente in quel preciso istante dal campanile del paese arrivavano i rintocchi delle campane . Approfittavo di questi ultimi attimi sotto le coperte per gustare quel piacevole calore, per assorbire quanto più era possibile di quello star bene. Tendevo l'orecchio per cercare qualche rumore esterno che mi potesse far intuire le condizioni del tempo, ma avvertivo solo il silenzio profondo della notte, e il regolare respiro di mia madre che dormiva nella camera a fianco.
  11. Almeno questa volta non devi dare le coordinate GPS per fare verificare le tue raccolte Giustamente, come hai sottolineato anche in altro tuo post, andare a "passeggio nel bosco" non significa voler sempre riempire il cesto. I nostro boschi e le nostre montagne ci danno sempre (con o senza funghi) emozioni forti.
  12. Mi dispiace molto leggere questa sentenza che con molta probabilità è definitiva. Certamente non tanto per le foto dei funghi perché quelle sono sempre al sicuro nell'archivio del mio hard disk, quanto soprattutto e solamente per aver perso per sempre tutti i pensieri e le parole che accompagnavano quelle poche foto di funghi che avevo postato. Erano per me la cosa più importante, e non posso negare che ci sono rimasto molto male. Ma non voglio colpevolizzare alcuno di Voi perché dovevo io essere previdente e fare un backup dei miei post (se è vero che ci tenevo così tanto). Peccato proprio perché tenevo veramente molto ad alcuni 3D.
  13. Ottimo Cris, :biggrin: :bye1: ma oramai sei una certezza e una sicurezza, ed ogni tua uscita sia sulle Alpi che sugli appennini è sempre coronata da ritrovamenti splendidi. complimenti ancora mario
  14. Giorgio, quella che hai mostrato nella splendida foto è la dorsale sud che porta all'abitato di Bellamonte. La dorsale sud-ovest è quella che si ricongiunge al Mulat (i cui versanti hanno degli splendidi noccioli ) Provo a postarti una mia foto che sicuramente non è paragonabile alle tue, ma solo per farti vedere i tre crinali sud del Viezzena
  15. Bravo Cris, certo che la "scarpinata" di sabato, con tutto l'allenamento che hai fatto sulle alpi, deve esserti sembrata agevole. Veramente deve essere stato un panorama fantastico. mario
  16. Bravo Cris, finalmente anche il tuo appennino comincia a regalarti gioie e "tuffi al cuore". Purtroppo io sono ferma al palo da una settimana per una forma virale. Mi sembra che comunque anche Genesia non abbia buone nuove dalle alpi. E' anche giusto così, ci siamo divertiti alla grande nelle nostre valli in questo scorcio di fine estate. Ti saluto un abbraccio e un mario
  17. oh bischero finalmente ti si sente eh :air_kiss hai finito di stare stravaccato al mare a S. Vincenzo ?????? Perché non metti la testa a posto e cominci a cercare funghi sul serio??
  18. post 71 he già proprio la Marmolada con una inquadratura insolita degli spalti rocciosi del suo versante est dove c'è la cabinovia che parte da Malga Ciapela e ti porta direttamente al rifugio Serauta (che si vede molto bene nella foto) ai piedi del ghiacciaio. Quando siamo al rifugio non possiamo non andare a visitare il museo della Grande Guerra che conserva molti reperti trovati nelle "Città del Ghiaccio". La "Città di Ghiaccio" era un complesso di gallerie con depositi, cucine, dormitori per uno sviluppo complessivo di 12 Km e capace di contenere fino a 70 uomini. La vita sotto il ghiaccio permetteva di evitare le rigidissime temperature esterne (fino -30° gradi C). Infatti nelle gallerie la temperatura poteva variare dai +3°ai +5° d'inverno, scendendo a 0° durante l'estate. I baraccamenti e le stanze dovevano essere continuamente modificati a causa del movimento lento ma incessante del ghiacciaio che le stritolava come in una potentissima morsa. Complessivamente però la costruzione della "Città di ghiaccio" rappresentò una geniale soluzione che consentì la sopravvivenza a molti kaiserschutzen. Abbandonata nel novembre del 1917, probabilmente già nei primi anni '20 non esisteva più. A causa del costante ritiro del ghiacciaio, la Marmolada dopo aver gelosamente conservato praticamente intatto per decenni il materiale lasciato dai militari , permette ora il rinvenimento di vari cimeli, molti dei quali sono esposti nel Museo di Punta Serauta. ...per saperne di più...
  19. Post 68 gli spalti rocciosi sono quelli della Croda Negra con la Punta Gallina che dividono il Passo Falzarego con il Lagazuoi (che si intravvede in secondo piano) a nord, dall'abitato di Andraz con il suo castello a sud. Il Castello di Andraz, ristrutturato di recente, assieme al piccolo borgo ancora abitato di Andraz, raffigura bene l'importanza che ebbe fin dall'antichità la "via della vena che scendeva dalle miniere verso i paesi della vallata (Caprile, Alleghe, Agordo)
  20. Post 54 a sinistra si intravvedono i contrafforti della parete ovest del M. Paterno. Poi prosegunedo con lo aguardo incontriamo la forcella Lavaredo e ancora più a sinistra le Tre Cime. La foto è fatta dai piani sotto il rifugio Locatelli ( Dreizinnenhütte per i locali)
  21. Giorgio per il post 47 sono certo che la foto è stata fatta nei pressi del Passo Tre Croci (infatti Patrizio dice di andare a Lavaredo) sotto le dorsali sud del gruppo del Cristallo. Ritengo quindi che quelle che si vedono siano da sinistra m. Cristallo di Mezzo 3.154 m. Cristallo 3.221 e a destra il Piz Popena.
  22. Per il post 23 ricordi molto bene Giorgio. Il Rif. Città di Fiume è il punto di partenza del sentiero CAI 480 che sale (non senza un considerevole impegno fisico al Rif. Venezia. E da lì si può salire per sentiero alpinistico (sempre il 480) sino in vetta al Pelmo a quota 3.168. Per il Post 29 sono ancora una volta in dubbio. Mi sembra comunque possa essere la chiesa di Selva di Cadore con lo sfondo delle Tofane ????????
  23. sì, lo so, non sono Giorgio, e di questo chiedo venia. Lascio quindi volentieri a lui il compito di contestualizzare il bel reportage di Patrizio, ma soprattutto di stimolare in tutti Voi la voglia di frequentare sempre di più questi luoghi che hanno un fascino particolare. "È che noi umani abbiamo la memoria corta, e chi ce la vuole ravvivare non ne ha. Pochi sono quelli che sull’agenda scrivono le temperature, le precipitazioni, i cambiamenti del clima. Solo affari, solo appuntamenti; una volta erano certamente di più gli uomini che usavano annotare anche le cose della natura, perché ora si vive con artifici, ossia con espedienti diretti a ottenere effetti estranei all’ordine naturale. Prova, lettore, a immaginare un fatto importante della tua vita localizzandolo nel luogo e nella stagione e prova a ricordare com’era il tempo. Freddo? Caldo? Era sereno il cielo?" Mario Rigoni Stern Stagioni Einaudi, Torino 2006
  24. passo direttamente al post 67 per mostrarvi il Nuvolau con la torre della Gusela visti questa volta direttamente dal Passo Giau a quota 2.236 Il ristorante-albergo del Passo è qualcosa di unico e da provare, soprattutto in dolce compagnia. Alla sera, quando tutti i vacanzieri sono riscesi in città (Cortina), uscite ad assaporare la pace che vi regna, a gustarvi i colori della notte con un panorama che copre interamente tutti i gruppi dolomitici più conosciuti. Rimanete ad osservare, nel silenzio più profondo, le luci dei rifugi illuminare la notte come un presepio, ....... ................ ............................ per poi spegnersi tutte assieme allo scoccare delle 22.
  25. Del post 44 si riconosce sullo sfondo partendo da sinistra il passo Giau e il Nuvolau con la sua punta più famosa la Gusela 2.595 m. ( che poi vedremo ripresi in altro post da un'angolazione opposta sud-nord) Quel punto un pò più scuro sulla destra è il rifugio Nuvolau. Ancora più a destra Forcella Averau con l'omonimo rifugio i cui gestori (veneziani) hanno ricevuto un premio internazionale per la loro capacità di presentare piatti di tradizione eccellenti e molto curati. A destra della forcella troviamo il monte Averau 2.649 m parzialmente coperto dalle nubi. E infine in primo piano rispetto all' Averau troviamo le Cinque Torri (di cui Giorgio vi parlerà più ampiamente)
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