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Illecippo™

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  1. come vuoi anche intero! se trovi i marzuoli ti mando a zappare la terra :hug2:
  2. ps. probabilmente a naso Geoglossum fallax, perchè lo trovo sempre con la forma arrotondata, dovresti guardarlo al microscopio e vedere i setti e le parafisi delle spore. (altrimenti può essere G.cookeianum più comune, G.glutinosum,G.nigritum....) ps.2 il secco non fa schifo, o a me o a Baglivo Nic
  3. bene, salutamelo tanto e digli di scrivermi un po! se ci vai in settimana dammi un chiamo il giorno prima che magari faccio un salto anche io! le trovo, le trovo, vado in quel posto famoso del primo porcino di mado dello scorso anno poco sotto fanno le verpe
  4. Eheh ai bordi della strada, guarda che non è facile madino! ps. vado oggi a controllare le verpe qui vicino, se ci sono domani vai su tranquillo! no, quello è davvero bello però. è un Geoglossum sp., sarebbe bello vederlo al microscopio
  5. Illecippo™

    Tulostoma brumale

    Un "lampione" in primavera, il Tulostoma brumale Durante la stagione invernale e primaverile, nei bordi dei sentieri sabbiosi possiamo imbatterci in un curioso quanto particolare fungo dall’aspetto molto simile ad un lampione. Abbastanza comune, ma non ovunque diffuso, il Tulostoma brumale è un gasteromicete che allo stato primordiale è un semi-ipogeo, con la farma di una piccola sfera brunastra deposta sul terreno. A maturità i carpofori sono visibili, formati da un gambo di 3-4 cm con una parte globosa sovrastante di 1 cm, di colore bianco con macchie brune. Cresce in posti umidi con terreno sabbioso dove è presente il muschio. Parchi, margini dei prati, sentieri, ambienti dunali sono i suoi habitat preferiti. Polvere dal peristoma E’ un gasteromicete con gambo evidente che sorregge una testa globosa di circa 1 cm. Il gambo, esile e slanciato, è biancastro-crema, ricoperto da fibrille e squamule più scure, la base ingrossata è dilatata in un bulbillo. La testa globosa ha un esoperidio costituito da una sorta di crosta farinoso-granulosa, brunastra, presto labile e il sottostante endoperidio è di consistenza papiracea, biancastro-ocraceo, a volte macchiato di ruggine. Alla sommità c’è un foro con un orlo sollevato dal quale fuoriesce alla compressione una polvere sporale di colore bruno-rossostro. Questo foro, chiamato peristoma, è sporgente, con orifizio regolare all’apice dove si nota una zona anulare scura, bruna. La gleba è soda e compatta, bianca, poi a maturità brunastra e di aspetto pulvirulento. Per la sua forma insolita è stato definito il “fungo lampione”. Primordio semi-ipogeo I carpofori di Tulostoma brumale sono visibili solo dopo lo sviluppo del gambo. Il ritrovamento di questi curiosi “lampioni” ci indica la zona buona per andare alla ricerca e all’osservazione dei primordi, generalmente semi-ipogei, che formano piccole sfere brunastre interrate nella sabbia. Sabbia e muschio Il Tulostoma brumale è un saprofita che cresce in autunno inoltrato, in inverno e in primavera. Si tratta di un fungo che si è adattato alle più difficile condizioni di crescita. Infatti sopporta benissimo il freddo ed il terreno povero, come le dune appena formate, ma necessita di umidità e, proprio per questo motivo, lo troviamo frequentemente tra il muschio. In Italia è abbastanza comune, laddove è diffuso. Un simpatico funghetto, di nullo interesse gastronomico, ma bello da ammirare e da fotografare. Carta d'identità Nome scientifico: Tulostoma brumale Classe: Homobasidiomycetes Ordine: Tulostomatales Famiglia: Tulostomataceae Genere: Tulostoma Specie: brumale Capitulo: 0,5-2 cm, subgloboso, da ocra e bruno, con un orefizio sporgente Gleba: giallognola, consistente, diventa pulverulenta a maturità Stipite: 2-4 x 0,2-0,5 cm, cilindrico, ornato da sottili squamule, di colore ocraceo o grigiastro a maturità Habitat: in zone sabbiose e aride, dall'autunno alla fine della primavera. Commestibilità: coriaceo, secco, di nessun interesse alimentare, ma da proteggere perchè negli ultimi anni è diventato sempre meno frequente ai bordi dei nostri sentieri.
  6. mmmmmm grande Andre tieni alto l'onore!! ps. non a pasqua la settimana dopo weekend marzuoli!
  7. Se mi passi a prendere vengo con le stampelle vai e ritorna vincitore
  8. no io speravo ci fossi andato!!!!
  9. Una nuova specie di fungo sconosciuta è stata scoperta nel cuore incontaminato del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. In questi giorni è giunta la notizia che la micologa esperta di funghi lignicoli Annarosa Bernicchia, dell'Università di Bologna, ha individuato una nuova specie di fungo finora sconosciuta alla scienza, all’interno della riserva naturale integrale di Sasso Fratino, la porzione più vicina alla naturalità del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
La professoressa Bernicchia, che ha condotto gli studi in collaborazione con la professoressa Gitta Langer di Gottingen (Germania) e il professore Pérez Gorjón di Salamanca (Spagna), gli ha assegnato il nome scientifico di Botryobasidium sassofratinoense proprio perché rimanga una traccia indelebile di questa meravigliosa foresta.
Negli articoli contenuti nella pubblicazione del Parco “Dagli alberi morti… la vita della foresta” e nel volume del Corpo Forestale dello Stato “La biodiversità fungina nella riserva integrale di Sasso Fratino” la ricercatrice si soffermava su come i funghi che vivono negli alberi vetusti e nelle piante ormai senza vita siano i migliori indicatori del livello di conservazione di una foresta e contribuiscano a incrementarne la biodiversità. Su abete bianco Il Botryobasidium sassofratinoense è proprio una specie lignicola, rinvenuta su una ceppaia di abete bianco o Abies alba, nella zona del fosso delle Cullacce, in corrispondenza del margine settentrionale della più importante riserva naturale integrale italiana (la prima, costituita nel 1959). Precedentemente erano state rinvenute nella stessa riserva altre due specie nuove che sono state pubblicate alcuni anni orsono.
"Tutte le specie fungine lignicole, e quindi anche questa rinvenuta recentemente, hanno una funzione primaria nella degradazione del legno morto poiché permettono la restituzione al terreno degli elementi essenziali che costituiscono il legno. Un genere particolare I Botryobasidium non sono funghi molto conosciuti ai dilettanti e ai cercatori; solo i micologi più esperti sanno di cosa si tratta: sono dei funghi lignicoli degradatori del legno, saprofiti, molto simili a delle muffe o delle pellicole biancastre, distinguibili al microscopio per la loro particolare composizione del basidio e del sistema ifale. Sono conosciute diverse specie in natura, i più conosciuti sono il Botryobasidium subcoronatum e il Botryobasidium candicans. Carta d’identità Nome scientifico: Botryobasidium sassofratinoense Famiglia: Botryobasidiaceae Genere: Botryobasidium Specie: sassofratinoense Descrizione: fungo lignicolo simile a una muffa bianca che invade le parti erose e distrutte di tronchi di abete bianco; aiuta i processi di decomposizione. Habitat: su tronchi marcescenti di abete bianco; rivenuto e scoperto nelle foreste Casentinesi nei pressi della riserva di Sasso Fratino. Commestibilità: Non commestibile.
  10. però entoloma carino carino, mi sembra massiccio l'aprile lo ricordo più esile
  11. prrrr!! MADO vai a raccogliere nel mio posto!! dove sai tu!! che non ci posso andare
  12. Grande Bariga!!! Scovi le verpe come un cane da tartufi, splendido!! Domani vo a vedere anche io (mado tu sai dove )
  13. Molto bella, da noi cresce qui vicino in un torrentello su resti di canne di bambù.
  14. Grande il tastierista, ma anche il resto del coro! Wolfer fa Filiberto, Sergio Pupo e Giacomo (anche se assomiglia più a Ruggeri) Canonici! Marzuoli amore miiiioooooo
  15. Ciao paolo, puoi fare un bel crop di cappello e lamelle e descrivermi bene l'habitat? vedo lamelle anastomizzate in un esemplare rovesciato sulla sinistra e non negli altri dove invece sono seghettate al margine.
  16. Aldo, ti ci porto!!! Solo che ci sono un pò tante curve, ma fa dei funghi.... da paura
  17. Belle foto alberto. Questa su tutte, a parte la Rivella che fa davvero schifo (il siero di latte lasciamolo ai krumiri )
  18. Io pensavo ci fosse il tranello Ennio, ci si vede a Lucca
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