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Lupo di Toscana

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Tutti i contenuti di Lupo di Toscana

  1. Bravo Moro una bella passeggiata ni bosco fa sempre bene .................... purtroppo qui sen non piove è veramente un casino funghi o non funghi......................
  2. Microplastiche ovunque: trovate anche sulle api Redazione 3 settimane fa Notizie Lascia un commento 554 Visite Le api sono sempre più spesso coperte di microplastiche, che raccolgono dall’aria perché volando i peli di cui sono coperte si caricano elettrostaticamente. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni a proposito delle microplastiche, minuscoli frammenti che derivano dalla frammentazione di prodotti più grossi e che costituiscono una delle più nuove e invasive forme di inquinamento ambientale, è che sono ovunque. Non è polline… Le troviamo nel cibo, in mari e oceani, persino nelle nostre feci, e ora, stando a quanto si legge in uno studio pubblicato su Science of the Total Environment, anche su un insetto che ha già parecchi altri problemi, e che se potesse si eviterebbe volentieri di doversi preoccupare anche di questo. Parliamo delle api: sia quelle domestiche sia quelle selvatiche sono sempre più spesso coperte non di polline, ma di microplastiche. La caccia alla microplastica è, tristemente, una delle attività di ricerca più diffuse degli ultimi anni. Frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 1 mm (lo standard in base al quale si possono definire “micro”) sono stati ritrovati più o meno ovunque sul pianeta Terra, dai ghiacci dell’Antartide alle Galapagos. Il gruppo di ricerca guidato da Carlos Edo dell’università di Madrid ha voluto quindi mettere alla prova un’ipotesi relativa alle api, il cui corpo è coperto di peli che durante il volo si caricano elettrostaticamente: è in questo modo che trattengono il polline che raccolgono quando si nutrono, e lo diffondono nell’ambiente. Sulle operaie. Questa stessa caratteristica dovrebbe, in teoria, trattenere anche altre particelle: per esempio le microplastiche, appunto. Per verificarlo, il team ha analizzato le api operaie (quelle che più si allontanano dall’alveare per esplorare) di 19 alveari in Danimarca – 9 nel centro di Copenaghen, gli altri 10 in periferia e nelle campagne circostanti – e ha trovato tracce di microplastiche ovunque. Leggendo i risultati dell’analisi si scopre che una particella su sei tra quelle presenti sul corpo di un’ape è una qualche forma di microplastica: un frammento (derivato dalla disgregazione di un oggetto più grande) o una fibra (creata dall’uomo per avere quella forma). Il 52% di tutto il materiale rinvenuto, in particolare, è un frammento, mentre tra le fibre domina il poliestere. Non solo: è vero che, prevedibilmente, le api di città portano addosso più microplastiche rispetto a quelle di campagna, ma la differenza in termini quantitativi è minima, il che secondo gli autori è un segno dell’importanza del vento nella dispersione di questi inquinanti. Che effetti avrà? In realtà, se è vero che lo studio ha identificato una grande varietà di microplastiche, è anche vero che non è stato possibile indicarne precisamente l’origine, né quale possa essere il loro effetto sulla salute degli insetti e su ciò che producono. Secondo gli autori, però, in attesa di saperne di più, lo studio delle microplastiche sul corpo di un’ape potrebbe diventare un valido strumento di analisi dell’inquinamento di un’area. Di Gabriele Ferrari Fonte: Focus Nessuno strumento è in grado di fare una fotografia dell'ambiente come le api, purtroppo siamo alla deriva del Paradiso Terra...... che tristezza per le future generazioni.................
  3. Infatti dobbiamo cercare di aumentare i ceppi di api in loco operazione che faremo se avrò tempo faremo regine solo di una postazione per volta portandole a fecondare dalla postazione dove sono state prelevate le larve per fare le regine fase importante poi per alcune postazioni proveremo la differenza genetica visto l'area dove avviene la fecondazione per la presenza di più apicoltori nelle vicinanze avremo una notevole diversità genetica................ad esempio sofignano faremo regine da larve e poi fecondate lì come in postazione di migliana visto che una si adattata bene al luogo come quelle di gavazzoli mentre in pianura adotteremo una mescolanza genetica atta alla ricerca di regine che poi potremo provare nelle altre postazioni in modo da verificare la lorol adattabilità ad i diversi ambienti....................Questo sarà il nostro programma apistico della nostra avventura apistica......lunga strada per arrivare ad avere i risultati con due fattori tempo e un pizzico di fortuna..................
  4. Da anni ripetiamo che il numero di api (e in generale di insetti impollinatori) è in declino, complici soprattutto parassiti e fattori antropogenici (cioè dovuti all’uomo), come l’uso di pesticidi e la distruzione dell’habitat. Tuttavia gli ultimi dati FAO (Food and Agricultural Organization) sulla presenza di arnie nel mondo contrastano con questa visione e restituiscono un quadro non così catastrofico, rilevando un aumento del numero di arnie in Africa, nelle Americhe e soprattutto in Asia, e registrando una tendenza negativa solo in Europa. Come mai? Il grafico il numero di arnie (in milioni) censite in diversi continenti nel 1969 e nel 2019. © FAO | Statista Per chiarire la questione abbiamo sentito due esperti sul tema: Guido Agostinucci, direttore operativo della sede FAO in Georgia, e Daniela Lupi, professoressa associata presso il dipartimento di Scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente all’Università degli studi di Milano. Censimenti mancati. «La FAO raccoglie i dati trasmessi dai governi dei diversi Stati del mondo», spiega Agostinucci: «Il problema è che in molti Paesi in via di sviluppo, come l’Asia o l’Africa, i sistemi di censimento sono migliorati solo negli ultimi dieci o venti anni, e fino a qualche anno fa non erano affidabili». I dati FAO di Asia, Africa e Sudamerica risulterebbero dunque “falsati” dal mancato o errato conteggio delle arnie negli anni passati: se così fosse, il loro numero non sarebbe realmente aumentato. Arnie, non api. Un’altro aspetto su cui riflettere è l’oggetto del censimento: non le api in senso assoluto, ma le arnie. «Ogni arnia di apis mellifera (le “classiche” api da miele) può contenere da 10.000 a 60.000 esemplari», spiega Agostinucci. Un’arnia però, a fini statistici, vale sempre uno, a prescindere dal numero di api che contiene: è chiaro che, se vogliamo calcolare il numero di api nel mondo, otto milioni di arnie da 10.000 esemplari non equivalgono certo a otto milioni di arnie da 60.000 esemplari. Rimpiazzi. «Credo che questa statistica non tenga nemmeno conto delle arnie che vengono sostituite», sottolinea Lupi. «Ogni anno, complice l’influenza di fattori antropogenici e parassiti come il Varroa destructor, gli apicoltori perdono diverse arnie, che però sostituiscono per mantenere il livello di produzione». A fine anno, però, le arnie perse non vengono dichiarate, e non sono quindi riflesse nel conteggio finale. L’immagine illustra la perdita (in %) di colonie di api da miele nel 2008 in diverse zone degli Stati Uniti. © vanEngelsdorp et Al. 2008 È dunque vero che le api, sia selvatiche sia allevate, sono a rischio? «Assolutamente sì», conferma Lupi, che qualche anno fa ha tenuto una conferenza sul fenomeno del colony collapse disorder (CCD, in italiano sindrome dello spopolamento degli alveari). La tendenza, purtroppo, è al ribasso da tempo: uno studio del 2008 aveva già rilevato un notevole calo nel numero di colonie di api da miele negli Stati Uniti, con percentuali che in alcuni Stati superavano il 50% (nel grafico qui sopra il quadro del 2008). Biodiversità in calo. Le api sono dunque in generale insetti a rischio, ma all’interno di questo quadro negativo la situazione più tragica è quella delle api selvatiche: «I fattori che determinano la moria di api sono gli stessi, ma le api selvatiche ne risentono più di quelle allevate, perché vivono in luoghi non antropizzati», afferma Agostinucci, facendo riferimento in particolare alla distruzione dell’habitat e alla perdita di biodiversità che impedisce alle specie selvatiche di impollinare. Il calo nella varietà di fiori selvatici incide infatti sulla salute delle api, che si ritrovano con poche specie vegetali da impollinare: al contrario, piante diverse garantiscono fioriture in epoche diverse, e quindi cibo per tutto l’anno per gli insetti impollinatori. Impollinazioni alternative. Se è vero che l’Europa ha proibito da tempo (tramite il regolamento 1107/2009 e il PIC regulation) diversi pesticidi di cui si è fatto largo uso tra gli anni Settanta e Novanta, l’uso di neonicotinoidi, molto dannosi anche in quantità infinitesimali, è stato ristretto (ma non proibito totalmente) solo nel 2018. Molti Paesi, come la Cina o l’India, hanno iniziato a proibire l’uso di alcuni pesticidi da pochi anni, e i danni di decenni di uso indiscriminato si vedono: «In Cina, così come in California, c’è una tale carenza di impollinatori che esistono aziende che si dedicano a trasportarli durante la stagione della fioritura, affinché possano impollinare mandorli e noci nelle coltivazioni», spiega Agostinucci, sottolineando che in alcune zone della Cina, a causa dell’indiscriminato uso di insetticidi e pesticidi, gli agricoltori si vedono costretti a impollinare a mano. Insomma, la situazione non è affatto migliorata, anzi: come succede nel caso di emergenze che non causano morti o danni immediati e visibili (come i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale), rischiamo di accorgerci di quanto andava fatto quando sarà ormai troppo tardi. Le api non sono solo produttrici di miele: lo ricordava già nel 1901 il drammaturgo belga Maurice Maeterlinck, citato dalla professoressa Lupi in apertura alla sua conferenza sul CCD, con una frase che riportiamo, sperando serva da monito: “Se le api sparissero dalla faccia della Terra, agli uomini rimarrebbero appena quattro anni di vita” Chiara Guzzonato Fonte: Focus Sempre da Apicoltore Moderno
  5. articolo Apicoltore Moderno.......................
  6. Tecnica apistica Avversità Legislazione Video Forum Annunci Eventi Notizie Utilità Ultime Notizie Trovate 110 diverse specie di api nel deserto di Tatacoa: una scoperta incredibile Home/Notizie/Microplastiche ovunque: trovate anche sulle api Microplastiche ovunque: trovate anche sulle api Redazione 2 ore fa Notizie Lascia un commento 112 Visite Le api sono sempre più spesso coperte di microplastiche, che raccolgono dall’aria perché volando i peli di cui sono coperte si caricano elettrostaticamente. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni a proposito delle microplastiche, minuscoli frammenti che derivano dalla frammentazione di prodotti più grossi e che costituiscono una delle più nuove e invasive forme di inquinamento ambientale, è che sono ovunque. Non è polline… Le troviamo nel cibo, in mari e oceani, persino nelle nostre feci, e ora, stando a quanto si legge in uno studio pubblicato su Science of the Total Environment, anche su un insetto che ha già parecchi altri problemi, e che se potesse si eviterebbe volentieri di doversi preoccupare anche di questo. Parliamo delle api: sia quelle domestiche sia quelle selvatiche sono sempre più spesso coperte non di polline, ma di microplastiche. La caccia alla microplastica è, tristemente, una delle attività di ricerca più diffuse degli ultimi anni. Frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 1 mm (lo standard in base al quale si possono definire “micro”) sono stati ritrovati più o meno ovunque sul pianeta Terra, dai ghiacci dell’Antartide alle Galapagos. Il gruppo di ricerca guidato da Carlos Edo dell’università di Madrid ha voluto quindi mettere alla prova un’ipotesi relativa alle api, il cui corpo è coperto di peli che durante il volo si caricano elettrostaticamente: è in questo modo che trattengono il polline che raccolgono quando si nutrono, e lo diffondono nell’ambiente. Sulle operaie. Questa stessa caratteristica dovrebbe, in teoria, trattenere anche altre particelle: per esempio le microplastiche, appunto. Per verificarlo, il team ha analizzato le api operaie (quelle che più si allontanano dall’alveare per esplorare) di 19 alveari in Danimarca – 9 nel centro di Copenaghen, gli altri 10 in periferia e nelle campagne circostanti – e ha trovato tracce di microplastiche ovunque. Leggendo i risultati dell’analisi si scopre che una particella su sei tra quelle presenti sul corpo di un’ape è una qualche forma di microplastica: un frammento (derivato dalla disgregazione di un oggetto più grande) o una fibra (creata dall’uomo per avere quella forma). Il 52% di tutto il materiale rinvenuto, in particolare, è un frammento, mentre tra le fibre domina il poliestere. Non solo: è vero che, prevedibilmente, le api di città portano addosso più microplastiche rispetto a quelle di campagna, ma la differenza in termini quantitativi è minima, il che secondo gli autori è un segno dell’importanza del vento nella dispersione di questi inquinanti. Che effetti avrà? In realtà, se è vero che lo studio ha identificato una grande varietà di microplastiche, è anche vero che non è stato possibile indicarne precisamente l’origine, né quale possa essere il loro effetto sulla salute degli insetti e su ciò che producono. Secondo gli autori, però, in attesa di saperne di più, lo studio delle microplastiche sul corpo di un’ape potrebbe diventare un valido strumento di analisi dell’inquinamento di un’area.
  7. Grazie Marco devo anche mettere all'attenzione anche un ottimo servizio di Presa diretta visionabile Raiplay dal titolo" L'ultima Ape" da visionare...................... Mi scuso se sono così drastico nei miei commenti sicuramente effetto di questa situazione covid e dalla voglia di mollare tutto e riitarmi in montagna al contatto con la Natura tutti i giorni.......................... grazie Marco un abbraccione di
  8. Grazie Marco è interessante quello che hai postato. Non è facile lo studio delle api inerenti alle situazioni ambientali in quanto vi sono come avevo accenato cause multifattoriali dovute come ho esposto ai diversi fattori che concorrono ad alterare l'equilibrio biologico delle stesse api. Sicuramente da studi ancora in fase di ricerca si stà cercando di evidenziare quelle cause che possono determinare l'impatto con sostanze chimiche e da qui sta emergendo che un fattore di sinergismo tra loro può determinare nell 'impatto con sotanze chimiche le quali vengono inglobate nelle cera stessa dove poi avviene lo sviluppo da uovo fino poi ad insetto adulto. Proprio in questa fase è difficile quantificare cosa possono determinare nelle api anche con quantitativi tali da non determinare la morte dell'insetto ma sicuramente hanno effetto in un insetto come l'ape europea già a suo volta delibitata dal parassita varroa che a sua volta trasmette malattie quindi ci troviamo di fronte ad una situazione per l'insetto stesso molto delicata con aggiunta poi della gestione da parte dell'apicoltore improntata nel massimo sfruttamento dell'ape con pratiche apistiche come il nomadismo che creano nell'ape stessa fattore di stress in quanto insetto stanziale con aggiunta poi di ulteriore alimentazione zuccherina per poter aumentare il numero di api al momento del raccolto è come dopassimo le api. Altro fattore la perdita nell'ambiente di biodiversità fattore importante per insetto ape perchè fa si che attraverso la biodiversità è in grado di avere la possibilità di trovare sostanze che hanno azione positiva sulla stessa ape. Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire ma il mio scarso italiano sarei poco chiaro e potrei essere anche noioso cmq vi lascio con queste ultime parole......................... Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche............................ Socrate affermava che alla mente umana sfuggissero i perché ultimi delle cose. Bisognava essere coscienti della propria ignoranza, poiché sapiente sarebbe stato soltanto chi sa di non sapere, quindi solo chi sa di non sapere cerca di sapere. Cmq poi ne parleremo a voce con un bicchiere di vino e il camino.......................... poi vi consiglio non riesco ad inserire il file " il denaro " di Umberto Galinberti filosofo A presto................................
  9. Ho letto l'articolo le cause della perdita di api ha radici multifattoriali in primis l'ambiente poi gli stessi apicoltori ma loro cioè le api stanno gridando con le loro morie che la Terra ormai è avviata grazie al genere umano verso una tragica evoluzione. Purtroppo l'agricoltura dalle ultime ricerche ha superato la stessa industria come inquinamento tutto ciò che insetticida e diserbant funghicidi e antiparassitari hanno un effetto devastante sulle colonie delle api in quanto il contatto con tali sostanze determina all'inizio con il contatto iniziale con una sola sostanza la possibile resistenza da parte delle api per i processi detossificazione ma il contatto con una altra sostanza determina un effetto sinergico fra le due sostanze che porta al processo di detossificazione ad essere nullo determinando nelle api adulte un accorciamento della loro vita o addirittura alla morte mentre nelle larve la nascita di api già deboli in quanto le sostanze si depositano nella cera. Pensate che se analizziamo la cera di una famiglia in una zona possiamo trovare tutto quello che viene utilizzato come sostanze in tale luogo in quanto le api sono delle eccellenti bioindicatori che nessun stumento umano è in grado di determinare con precisione come fanno le api. l'agricoltura che effettua la monocoltura determina se la pianta nettarifera nel suo periodo di fioritura un abbondante raccolto che però finisce e poi dopo abbiamo una scarsità di raccolto di nettare da parte delle api. le api hanno bisogno di biodiversità botanica in modo tale che attraverso il nettare e il polline hanno la possibilità di poter svilupparsi in modo regolare. Altro esempio di come la stessa tipologia di monocoltura possa creare se la pianta come è successo con il girasole con le nuove varietà utilizzate come biocombustibili hanno minore nettare e polline cosa che prima per gli apicoltori correvano a spostare le api sui campi coltivati a girasole che oltre a fare miele abbondante e tanto polline determinava che le famiglie scoppiavano da quanto erano numerose. Poi con l'avvento della varroa parassita introdotto in Italia nei primi anni 80 ha determinato ancora di più indebolimento delle api portando alla luce la presenza di virus e batteri che prima addiruttura non si conoscevano oppure erano presenti soltanto in partcolari stagioni avverse come la peste americana che può comparire in primavere molto piovose. Per quanto riguarda gli apicoltori anche loro contribuiscono al loro indebolimento come l'uso spropositato di soluzione zuccherine per avere un maggiore numero di api al momento delle grandi fioriture per avere più miele.E' stato studiato che questi zuccheri determinano una alterazinoe delle flora microbica intesinale delle api che hanno una funzione molto importante è il loro sitema immunitario per resistere alle malattie inoltre hanno anche una incidenza sulla vita delle api determinado una minore tempo di vita. Io sto dalla parte delle api insetto che nel suo piccolo ha un milione di nueroni contro 100 milardi che noi abbiamo inoltre insegnano come deve essere una ottima società dove ogni ruolo ha la sua importanza per poter mandare avanti la specie mentre scusate noi umani la stiamo distruggendo...........................
  10. Mi ritorna in mente di un vecchio signore pratese che nonostante la sua semplice scolarizzazione era in grado di riconoscere i vari tipi di quercia ............. addirittura veniva invitato all'Università di agraria di Firenze ad svolgere delle lezioni su le varie tipologie di quecia lui li ricosceva al volo................ peccato sarabbe stato intertessante averlo conosciuto solo cristina ha avuto questo privilegio ma si aprla ormai di tanti anni fà..............
  11. L'ho spostato nella nel poster api ..............................potete cancellarlo
  12. Vi informo che nell’area riportata qui di seguito tra Arezzo, Castiglion Fiorentino e il tracciato della A1 è stato rinvenuto un focolaio della patologia vegetale Colpo di Fuoco Batterico causato dal patogeno (Erwinia amylovora). La Toscana è una zona indenne da questa patologia dunque è previsto che in tale situazione vengano predisposte misure per l’eradicazione. La delimitazione delle aree focolaio, viene predisposta dal servizio fitosanitario regionale qui di seguito trovate cartografia di dettaglio aggiornata dell’areale interessato (http://fitosirt.regione.toscana.it/#/avversita/20/piano/0). Poiché le api sono un vettore di questa patologia è previsto che nel periodo di sviluppo della patologia, per ridurne la dispersione, si imponga il divieto di movimentazione degli alveari. Salvo specifiche procedure di quarantena nell’area delimitata in cartografia nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 30 giugno sarà vietata la movimentazione degli alveari nell’area delimitata verso territori riconosciuti indenni (al momento tutta la Toscana).
  13. Vi informo che nell’area riportata qui di seguito tra Arezzo, Castiglion Fiorentino e il tracciato della A1 è stato rinvenuto un focolaio della patologia vegetale Colpo di Fuoco Batterico causato dal patogeno (Erwinia amylovora). La Toscana è una zona indenne da questa patologia dunque è previsto che in tale situazione vengano predisposte misure per l’eradicazione. La delimitazione delle aree focolaio, viene predisposta dal servizio fitosanitario regionale qui di seguito trovate cartografia di dettaglio aggiornata dell’areale interessato (http://fitosirt.regione.toscana.it/#/avversita/20/piano/0). Poiché le api sono un vettore di questa patologia è previsto che nel periodo di sviluppo della patologia, per ridurne la dispersione, si imponga il divieto di movimentazione degli alveari. Salvo specifiche procedure di quarantena nell’area delimitata in cartografia nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 30 giugno sarà vietata la movimentazione degli alveari nell’area delimitata verso territori riconosciuti indenni (al momento tutta la Toscana).
  14. Commovente storia di una grande donna che la vita ha messo ad dura prova a tal punto di vivere libera con i suoi animali nel bosco al ritmo delle stagioni...............❤️❤️ per me una donna anarchica libera da quei sterotipi che la socierà ti impone per essere accetata in ed in più donna .........................❤️❤️. Grazie Gibbo per averla pubblicata...................
  15. Arrivata in Toscana zona Val di chiana notizia da Tg regionale...............
  16. Ti faccio i complimenti per una ottima fotografia della situazione sulla Peste suina africana il cui virus è normalmente presente nel facocero africano infatti nel nostro continente è stata introdotta nel 1959 da Lisbona dove furono dati scarti alimentari di tale animale contaminati dal virus ad un allevamento di maiali e da lì partì una diffussione sul territorio europeo. Purtroppo le malattie hanno il loro ricorsi che sicuramente sono stati accellerati dalla globalizzazione. Già chi è del settore ci aspettavamo che arrivasse proprio per l'alta diffusibilità che ha la peste suina africana. Dobbiamo tutti noi essere accorti qualora troviamo carcasse di cinghiali di allertare immediatamente il servizio Ausl di zona per poter evitare o rendere necessarie il così detto cordone sanitario. Il problema è d vitale importanza per il settore suinicolo in quanto se entra negli allevamenti industriali si deve ricorrere allo stampig out dei vari soggetti che sono ubicati nella zona infetta. Sicuramente il problema è ancora maggiormente problematico per il alto numero dei cinghiali presenti sul territorio italiano dovuto ad una scellerata scelta di introdurre cinghiali provenienti dai paesi dellìest. Questa tipologia di cinghiale oltre ad raggiungere dei pesi da maiale allevato ha una notevole prolificità dai 8/10 cinghialotti. Inoltre la presenza del lupo ha determinato dei cambiamenti nella eologia dei cinghiali come maggior numero di individui nei branchi e la presenza dei maschi che una volta finita la fase estrale delle femmine venivano allaontanati ma il fattore più importante è che le scrofe di cinghiale vanno in calore 2 volte l' anno meccanismo sicuramente di compensazione dovuto alla presenza del predatore lupo..............................
  17. Bellissimo che emozioni va rifatto si potrebbe pensare anche con altre figure........................ via ora mi metto al lavoro con un buon spirito.................... Grazie Marco
  18. Buon Anno Roberto............... Belle immagini che fanno bene al mio spirito di lupo........................torno al alvoro?? un abbraccione.................
  19. Avviso siamo stati contattati da due associazioni una ha un rifugio in Calvana il località Vallibona per fare una giornata con le api mentre siamo stati introdotti insieme ad altre associazioni nel gestire L'Oasi Apistica del Poggio a Caiano del povero Giuseppe Bennati persona fantastica sia nel campo dell'apicoltura ma sopratutto come persona che purtroppo ci ha lasciati l'anno scorso per un male incurabile................... Se tutto procede per il meglio per il rifugio la giornata avverrà a Giugno per quanto riguarda l'Oasi visto che hanno un discreto ambiente in muratura penso di utilizzarlo per fare una lezione su come farsi le regine da soli già abbiamo avuto delle conferme sulla presenza di alcune persone ma sopratutto aspetto con trepidazione il grande Bariga.................... Quindi per chi vuole essere presente noi vi aspettiamo in tanto vi abbiamo detto il periodo poi saremo più avanti nel tempo con le date dei due eventi sempre in nome di APB.......... Poi vedremo se quest'anno popoleremo anche la Piana con le pecchie..........?????
  20. Dal 1 gennaio 2022 ogni contenitore di alimenti avra l'obbligo di indicare il metodo di smaltimento ............per quanto riguarda il miele questo ha due contenitori il vetro e la caspula che hanno differenti metodi di smaltimento che dovranno essere indicati nella confezione................... Etichettatura-1-gennaio-2022-lapis.pdf
  21. Lupo di Toscana

    Radici

    Interessanti considerazioni che mi portano a pensare come la nostra mentalità si riduca ad osservare soltanto i fenomeni solo localmente perdendo di vista come ogni essere vivente di quale specie sia è in comunicazione fra loro un esempio eclatante sono i funghi che costituiscono una rete sotteranea che comunica anche con le piante fra loro stessi e loro............ Ultimamentei stò leggendo articoli su come alcune comete che con il loro passaggio possono influenzare la presenza dei terremoti sulla Terra e vi confesso che sono affascinato dal rapporto fra Terra e Cielo sicuramente iniziato quando ho avuto conoscenza dei principi dell'agopuntura basati su yang Terra e lo ying Cielo e come la Fisica Quantistica stia per ora esplorando il campo energetico base a cui agopuntura si basa.............L'effimero (Energia) che poi ogni civiltà di ogni parte dellaTerra ha poi cercato dando poi varie intrepertazioni e nomi accumuna l'essere umano. nella sua ricerca di dare una rispota della sua presenza ed esistenza sul pianeta Terra................(ecco perchè amo il Crinale mi fa sentire piu vicini logicamente in vai teorica al Cielo ) Finisco qui avrei tante altre cose da dire ma vuoi per non essere pesante e anche per mie scarse capacità in italiano sarò piu esplicito quando ci vedremo di persona spero presto almeno vi farò da sonnifero? a presto
  22. Bel video della tecnica del blocco di covata...............? Bravo ed ad occhio visivo dal filmato ottime famiglie...........
  23. ..................................Allora Roberto che si fà si continua............................ ?
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