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Ennio

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  1. Ciao Cinzia, che belle foto e che posti magnifici. Mi hai fatto ricordare che ben 25 anni fà, sono salito con Ivana per la prima volta ai 3764 m. della cima del Cevedale, rifugiandoci poco dopo (per fortuna) al rifugio Mantova, da una violenta bufera di vento e neve; ma allora eravamo giovani, e di queste escursioni ne facevamo molte, un caro saluto, Ennio. Ivana sotto la croce in vetta, mentre la bufera si avvicina.
  2. Caro Luciano, non si tratta della Riserva Naturale dell'Abbadia di Fiastra ( più conosciuta come Selva Bandini), ma di un bosco privato a metà strada tra Macerata, Recanati e il mare (ometto per privacy il nome), che anche Rossano conosce. Per quanto riguarda invece il bosco dell'Abbadia di Fiastra (300 ha), questi viene deliberatamente lasciato allo "stato brado" e costantemente "monitorizzato" per vedere come reagisce il bosco con l'inquinamento e le condizioni meteo-ambientali odierne. Quest'area limitata, fa parte assieme ad altri 10 boschi (uno per Nazione), di un progetto di studio a livello Europeo volto appunto a conoscere il comportamenteo e la difesa attuale dei boschi. A tal fine, onde evitare qualsiasi intromissione o manipolazione" umana, il bosco è tutto transennato e si può solamente passeggire al suo interno, entro sentieri bel delimitati e circoscritti e sotto il controllo della Forestale. Arrivederci a sabato, Ennio.
  3. Cari amici, innanzitutto vi ringrazio per la vostra "solidarietà" e partecipazione a questo post. Vorrei aggiungere alcune cose in merito alla decadenza dei boschi e boschetti. 1) I veri boschi, ossia le foreste di aghifoglia e latifoglia, grandi estensioni di faggete e abetaie (limitando il discorso al solo territorio nazionale), hanno in se la capacità di autodifendersi e autorigenerarsi, perlomeno così è stato fino al 1200 o giù di lì, sono sopravvissute a incendi naturali (non dolosi) a eventi naturali e metereologici anche estremi (glaciazioni, terremoti, ecc.) ma ci sono arrivate sane e rigogliose senza che l'uomo facesse niente per curarle. Ora anche queste foreste hanno dei nemici non naturali (incendi dolosi, pioggie acide, disboscamenti selvaggi: ossia l'uomo moderno, che approfitta (sfrutta) questo bene naturale senza farsi alcun scrupolo di quanto e come può fruirne, pensando solo al guadagno immediato e non a chi verrà dopo di noi. 2) Questi sono i "mega" boschi, ma nelle nostre città o nelle immediate vicinanze, esistono boschetti, parchi, piccole riserve, che sono dei veri "polmoni di verde urbani" (riducono l'anidrite carbonica in cambio di ossigeno) vedi fotosintesi clorofilliana, che tutti abbiamo studiato sui banchi di scuola, ma che tanti hanno dimenticata oppure fanno finta di non conoscere, per primi, politici ed amministratori, di ogni schieramento. 3) Tornando al "bosco che muore", mentre per le grandi foreste il discorso prevenzione e manutenzione è di livello nazionale, se non europeo (tenedo sempre presente quanto detto sopra), per i nostri "piccoli boschetti" dovrebbe essere la "comunità" locale (Comune, Provincia, Comitati di quartiere) ad occuparsene. Il singolo cittadino o le Associazioni, poco possono fare se non sensibilizzare le istituzioni e la pubblica opinione, perchè poi in pratica non è così semplice "armarsi e partire". Questi boschetti, piantati dal nulla dai nostri precedessori, hanno bisogno, differentemente dai grandi boschi, di una manutenzione "spicciola " ma continua e mirata, cosa che non si può realizzare con la sola "buona volontà", occorrono mezzi idonei (trattori, fresatrici, decespugliatrici, motoseghe, tritatutto, camion per il trasporto, ecc.), tutte cose che costano, ma che certamente a lungo andare valgono la spesa, ma purtroppo il singolo cittadino non le possiede. 4) Cosa possiamo fare come Associazione a livello locale ? l'idea di "adottare un bosco" sarebbe bella e altamente qualificante, ma poi una volta adottato, il bosco bisogna mantenerlo, e qui ritorniamo al punto sopra esposto; c'è la possiamo fare ???. Un caro saluto a tutti, Ennio.
  4. una speranza: su questa ceppaia di leccio (Quecus ilex) una nuova vita sta crescendo; sarà questo il futuro per il "mio Bosco" ?. Grazie per avermi seguito sin qui, con affetto, Ennio.
  5. una delle tante rarità: la quercia da sughero, età presunta 240 anni.
  6. dove c'è ancora un pò di copertura arborea regna, l'edera striscianta ed i Cantharellus alborufescens.
  7. .... e queste sono alcune immagini di come il sottobosco, una volta "passeggiabile", ora stia divenendo una selva impraticabile dove i rovi la fanno da padrona.
  8. il bosco era la casa per tanti piccoli mammiferi, una tana sotto le radici di una roverella secolare.
  9. particolare della base di un "centenario" passato per le arm; le radici "distrutte" non hanno più potuto tenere in piedi l'albero e il vento ha fatto il resto !.
  10. funghi al lavoro 2: Stereum Hirsutum su ramo di cerro.
  11. ..... intanto i nostri "amici" sono sempre al lavoro: Phellinus torulosus su ceppaia di leccio.
  12. 11) Cedrus deodara (cedro dell'Atlante).
  13. 10) Pinus pinea (pino domestico).
  14. 9) quercus pubescens (roverella).
  15. 8) qualche maestoso esemplare ancora svetta in alto, ma fino a quando ??; Cuprexsus sempervirens
  16. 7) ..... e rimagono questi "monconi" protesi verso il cielo aspettando la moria.
  17. 6) per poi rimanere a marcire al suolo, e nessuno che li utilizza magari per il camino: si sà, la madopera costa molto e il gasolio meno!!!
  18. 4) .... e nella loro caduta travolgono anche i loro più giovani fratelli.
  19. 3) leccio secolare caduto 2 anni fà.
  20. 2) questo tronco di pioppo secolare è stata la mia fungaia privata di Pleurotus per alcuni anni.
  21. una serie di foto di alberi secolari caduti a causa del marciume radicale, ma molti altri meno grandi, sono caduti di conseguenza come per effetto "domino" travolti dalle grandi cadute. 1)
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