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Ennio

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  1. Hydum albidum Peck. Carissimi Rossano e Nico, prendo spunto dalle vostre considerazioni per evidenziare ancora una volta, come nella Sistematica = scienza della classificazione e nella Tassonomia, che ne detta i limiti precisi, spesso lo stesso fungo viene chiamato asseconda degli autori con nomi diversi; elevato al rango di specie definita, oppure ridotto a semplice forma o varietà, quando addirittura se non asseganto ad un diverso Genere. Tutto questo non sempre per puro "capriccio scientifico o prestigio personale", ma in base alle personali esperienze e conoscenze dei singoli studiosi, spesso frutto di lunghe ricerce macro e micro. Certamente queste differenti "interpretazioni" da una parte complicano e non poco lo studio dei funghi a noi "appassionati micologi dilettanti" facendoci nascere dubbi e incertezze, dall'altra ci richiamano ad un atteggiamento più umile e meno superficiale per non incorrere nell'errore di affrettate o generiche determinazioni fungine. Nel caso specifico di questo Hydum, ormai è appurato che H. albidum, H. rufescens var. albidum, ecc. siano da considerarsi una unica entità, con tutta la variabilità dimensionale e morfocromatica della specie (condizionata dall'habitat di crescita e dalle condizioni meteo-climatiche del momento); la differenza sporale è ritenuta valida solo tra H. albidum e H. repandum. La saggezza "dei capelli grigi" ha portato Rossano ad una corretta interpretazione di questa raccolta, Nico, seguendo forse altra strada (diversa per bibliogarfia ed esperienza) ne ha fornito un'altra che sembra diversa, ma che alla fin fine arriva allo stesso fungo. Scusate se l'ho tirata per le lunghe, vi prometto che per quest'anno non lo farò più, un cordiale e fraterno saluto a tutti i lettori, Ennio Carassai.
  2. ciao a tutti, come di consueto in questi ultimi giorni dell'anno, vado girando per i parchi e boschetti privati intorno alla città in cerca di qualche specie invernale, ma quest'anno siamo messi proprio male; confermando una stagione fortemente negativa fino al termine (almeno per quanto concerne i miei luoghi). Speravo di ritrovare almeno i miei Pleurotus, ma via: due ore di ricerca e solamente queste Melanoleuca sp. che ho passato subito al mio caro amico, nonchè fortissimo esperto del Genere Melanoleuca (Roberto F.). ..... i funghi sono così: un anno ti sommergono per quanti ne trovi e un'altro li devi cercare con il lanternino!. ma forse è meglio così, altrimenti si perderebbe il piacere della ricerca che fa divenire preziosa, anche se sospirata, la raccolta. Di nuovo Buon Anno a tutti, Ennio.
  3. Ennio

    il pettirosso

    .... e brava Franca, dopo San Francesco, ecco un'altra persona che parla agli uccellini! complimenti a tutti e due per il bel servizio fotografico-naturalistico, un affettuoso saluto, Ennio.
  4. Ciao Aldo, so cosa si prova a vedere i propri monti senza neve; lo scorso anni nei Sibillini non si è mai sciato per mancanza neve e purtroppo in estate, c'è stata carenza di acqua. Ti auguro che presto anche le tue montagne tornino ad avere il loro normale aspetto invernale, come (per fortuna) i miei Sibillini. un cordiale saluto, Ennio.
  5. Ciao Aldo, molto probabilmente, osservando bene l'habitat (sembra Salix reticulata), hanno visto giusto Cinzia e Pilsen. La Russula emetica cresce prevalentemente nelle peccete umide, ma non nelle praterie alpine, ti allego una foto di Russula emetica per un contributo conoscitivo, buon Natale, Ennio.
  6. AUGURI: pochi ma sinceri, per un NATALE sereno, e Cristiano.
  7. 25 fine) ecco infine come li vediamo al tramonto da Macerata. Per gli auguri vi rimando alla videata seguente, ciao alla prossima, Ennio.
  8. 24) che delusione: ...... un banale pallone di gomma lasciato o perso in quel prato, forse da qualche ragazzino.
  9. 23) .... quando la lontananza fà brutti scherzi. Prato pascolivo della val di Canatra m. 1400 slm, nei pressi di Castellucio; pensavo fosse una Langermannia gigantea, invece....
  10. 22) intermezzo con il monte Bove m. 2213 slm, massiccio calcareo di aspetto dolomitico che sovrasta il paese di Ussita.
  11. 21) ultimo fungo della faggeta: Psathyrella multipedata Peck, piccolo fungo facilmente riconoscibile per la crescita fasciculata a gruppi anche di decine di individui, con i gambi sottili e biancastri, appressati ma NON confluenti in una unica massa, non commestibile.
  12. 20) è vero che il Boletus satans Lenz, si trova spesso in faggeta, ma quadruplo e dal peso di oltre 4 kg, rappresenta quasi una rarità. Ricordo che questa specie è l'unica veramente velonosa di tutto il Genere Boletus, si riconosce per il cappello guancialiforme color grigio-ardesia nocciola chiaro, gambo otriforme ornato da un fitto reticolo rosso-viola acceso ma giallo nella parte apicale, pori rosso fiammanti a maturità, carne gialla con modesto viraggio azzurro-acquamarina alla sezione.
  13. 19) e nel faggio non poteva mancare lei: Mycena renati Quel., bellissimo funghetto dal cappello campanulato e lungamente striato, color nocciola-rosato, gambo giallo limone e di aspetto vitreo, lamelle con filo rosa-bruno, crescita sempre a gruppi molto cespitosi su legno morto di faggio caduto a terra.
  14. 18) Lactarius fluens Boudier, fungo dal cappello di colore verde-grigiastro e zonato, latice bianco con tendenza a virare al grigio-olivastro, sapore prima mite poi piccante, lamelle carnicino-ocracee, non commestibile come la quasi totalità dei Lactarius a latice bianco.
  15. 17) uno dei tanti Cortinarius di cui è ricca la faggeta in tarda estate: Cortinarius aleuriosmus R. Maire, si presenta sempre con questa cortina molto evidente e un bulbo basale molto netto, carne soda e biancastra con odore di farina rancida e sapore dolciastro.
  16. 16) cercando tra lo spesso strato di foglie qualcosa si trova: Clavulina cinerea (Bull. : Fr.) Schroeter, funghetto dall'aspetto coralloide, biancastro soffuso di grigio violetto, non commestibile.
  17. 15) e nel faggio cosa c'è ?, intanto (anche se a tratti) ci sono delle belle faggeta ad alto fusto come questa di Sassotetto m. 1300 slm.
  18. 14 bis) ecco lo scempio ambientale perpretato anni fà sul monte Sibilla, visto salendo le creste del Vettore da forca Viola (per fortuna è l'unico caso nei Sibillini).
  19. 14) una specie che può raggiungere taglie davvero massicce: Leucopaxillus macrocephalus Schulzer, spesso cresce connato ad altri individui e formare dei cespi enormi di più esemplari, non commestibile.
  20. 13) Russula anatina Romagnesi, cuticola di colore variabile tra il grigio-verde grigio-azzurro e tipicamente screpolata-areolata specie al margine, lamelle prima bianche poi crema, commestibile discreto.
  21. 12) sempre sotto cerro una specie abbastanza comune: Boletus Queletii Schulzer, cappello color mattone, gambo senza reticolo, pori inizialmente gialli poi rossi, carne rosso barbabietola alla base del gambo e leggermente virante.
  22. 11) Hypoxilon howeianus Peck, sembrano delle pasticche attaccate alla corteccia, quelle piccole escrescenze nerastre sono i Periteci che contengono le spore, crescita autunnale su rami a terra,
  23. 10) Omphalotus olearius (De Cand. : Fries) Fayod, fungo lignicolo su ceppaie anche interrate di cerro, tarda estate-autunno. Fungo molto bello ma anche molto pericoloso in quanto velenoso e confondibile (per i meno esperti) con il Cantharellus cibarius che è terricolo simbionte ed ha l'imenoforo formato da nervature, e non vere e proprie lamelle.
  24. 9) uno scorcio in cerreta: Quercus cerris, tipica specie di quercia con la caratteristica cupola delle ghianda ornata da aculei e dalla foglia molto incavata;: di seguito 5 delle specie che vegetano in questo habitat.
  25. 8) sui cespugli di ginepro nelle radure del castagneto: Gymnosporangium tremelloides De Candolle, fungo appartenente all'Ordine delle Uredinali, ossia funghi delle ruggini.
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