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Ennio

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  1. Lago di Pilato 4: le due "pozze" viste dalla cresta di Prato Pulito, sulla sx la parete rocciosa (in ombra) di Pizzo del Diavolo m. 2410 slm; da quella posizione ho scattato la foto del messaggio n. 67 di questo post, riferita ad agosto 1987
  2. lago di Pilato 3: la valle del lago dalla Sella delle Ciaule m. 2240 slm, sullo sfondo il m. Sibilla m. 2221 slm.
  3. Lago di Pilato 2: i laghi quasi prosciugati visti dalle rocce della Punta di Prato pulito m. 2373 slm, sempre fine agosto 1990.
  4. Per rio81 egli amici del "lago di Pilato", ho scannerizzato come meglio potevo, alcune immagini di vecchie foto datate agosto-settembre 1990 che documentano il lento prosciugamento del lago di Pilato, la qualità delle immagini è così così, ma le foto sono vecchiotte!, un caro saluto a tutti, Ennio. 1) fine agosto: il lago è ormai uno stagno di acqua putrida e alghe maleodoranti.
  5. Lago di Pilato: estate "tragica" a fine agosto 1990 il lago si asciugò completamente e così si presentava ai primi di settembre. Il chirocephalo è sopravissuto a questo evento che forse non è stato l'unico nel corso dei secoli passati.
  6. Ciao rio81, eccoti accontentato almeno in parte, due vecchie immagini del lago di Pilato m. 1960 slm, collocato alla fine della conca glaciale della omonima valle. 1) agosto 1987: il lago visto dalle rocce terminali della parete di Pizzo del Diavolo, m. 2410; lungo il sentiero che taglia il ghiaione e che porta alle "roccette" e si intravedono alcuni escursionisti (sopra il lago di sx); sembrano formiche, ma sono 500 m. più in basso. P.S: ricordi di un lontano passato da "aspirante" rocciatore del CAI.
  7. Bravo Nico, meno male che qualche volenteroso di tanto in tanto, ci ricorda che esistono tanti altri bellissimi funghi al di là dei soli porcini e complimenti per il tuo reportage fotografico, un caro saluto Ennio.
  8. mi dispiace deludere quanti pensavano fosse un fungo raro, non è frequentissimo, ma nelle ceppaie dei boschi termofili si trova ogni anno dall'estate fino all'autunno. ciao a tutti, Ennio,
  9. come direbbe ora Frizzi "si è lui che fà il Meripilus"; anche perchè mi sa che è meglio chiuderla qui, se no con la signora Longari non si sa dove si va a finire! Ennio.
  10. 2) salendo dal lago di Pilato verso Forca delle Ciaole e il rifugio Zilioli, un giorno di metà luglio di mooolti anni fà (1987) e il sottoscritto era ancora un giovanotto di 40 anni (immagine scannerizzata da vecchie foto). Ennio.
  11. .... nel frattempo due immagini del lago di Pilato. 1) agosto 2004
  12. Ciao Luciano, non lo sapevate che quando tita vento forte, a Forca Viola bisogna andarci con la giusta attrezzatura ? (zaino pieno di 20 kg di pietre per zavorra), aspetto le altre foto dei più "coraggiosi " un caro saluto dai Sibillini ancora una volta "raggirati" dell'acqua. Ennio.
  13. anch'io sarei propenso per Meripilus giganteus, anche se non vedo nessun annerimento dei carpofori (forse ancora giovani) Ennio.
  14. Ciao Guido, visto così: cappello bianco panna, verruche appuntite, le lamelle rosa salmone, l'anello pendulo (forse la volva non l'hai notata in quanto appressata alla base del gambo), considerato l'habitat di crescita, penserei ad Amanita solitaria var. subbeillei = Amanita echinocephala var. subbeillei. A risentirci, e se hai qualche altra informazione sopratutto per la base del gambo sarebbe molto utile, un caro saluto, Ennio.
  15. Dell'ultima tua annotazione non sarà felice mio fratello...è solito raccogliere quei funghi nelle aiuole che circondano il suo distributore di benzina. Roberto c'è chi preferisce i funghi con la mentuccia, chi con l'aglio, altri con l'erba cipollina (R. Galli) .... e qualcuno con il "benzene", tutti i gusti sono gusti !. un carissimo saluto anche alla tua signora, Ennio.
  16. ciao Ennio, colgo al volo l'occasione per chiederti cosa si intende per filo lamellare, grazie mille: Marco. rispondo cercando di non farla tanto pesante: nella lamella la parte a contatto con la carne del cappello si chiama DORSO o base, mentre la parte opposta (quella libera) si chiama FILO LAMELLARE (chiamato anche orlo, margine, taglio), per fare un esempio banale lo possiamo paragonare al filo di una sottilissima lama di coltello. Questo filo può essere variamente conformato; liscio, seghettato, dentellato, ondulato, concolore alla faccia delle lamelle o del cappello, oppure di altro colore, ecc. Oltre che tappezzare la faccia delle lamelle, i basidi sono spesso presenti anche nel filo lamellare, ma alle volte possono mancare, allora abbiamo due situazioni: a) filo sterile (eteromorfo) quando ci sono solo i cistidi (e/o rari basidi); in questo posto prendono il nome di "cheilocistidi" filo fertile (omomorfo), quando ci sono i basidi e i cistidi sono assenti o rarissimi. Sperando di essere stato esauriente, ti saluto cordialmente, Ennio.
  17. questa robaccia puzzolente, non si trova soltanto nel Salento; però, sarà nauseante ma è anche bella, suvvia ! un salutone, Ennio.
  18. 5) segue .... Agaricus gennadii (Chatin et Boudier) Orton = A. pequinni (Boudier) Konrad et Maublanc. E' l'ex Clarkeinda cellaris del Bresadola, trovato per la prima volta in una cantina a Trento. Tra il gruppetto degli Agaricus con doppio velo evidente, è quello che si caratterizza per avere il velo generale formante una netta pseudo volva alla base del gambo, può presentarsi anche con esemplari di notevoli dimensioni, crescita in luoghi incolti ma anche parchi, sotto leccio, cipresso e pino in autunno anche inoltrato (personalmente nel 2003 ho fatto una raccolta a fine gennaio).
  19. 4) seque ... Agaricus bernardii (Quelèt) Saccardo = A. maleolens Moller. Specie non molto frequente di taglia tozza e massiccia che raggiunge anche notevoli dimensioni, si riconosce per il cappello avente il margine lungamente involuto a volte anche da adulto, carne soda e arrossante, con odore presto sgradevole, gambo tozzo, corto e con base appuntita. habitat: in genere nei boschi litoranei di ambienti caldi, non commestibile, non perchè sia tossico, ma per il suo cattivo odore.
  20. 3) Gruppo RUBESCENTES, Sezione Bitorques, Agaricus bitorquis (Quelèt) Saccardo. Questa specie dalla carne molto soda e compatta, ama crescere anche ai bordi dei viali o strade, a volte emergendo dalle crepe dell'asfalto in città. Cappello bianco sporco, a lungo involuto, lamelle rosa-grigiastre poi marrone scuro, filo sterile, gambo generalmente corto e tozzo, anello doppio di origine infera, uno sembra una pseudo volva che si va quasi ad unire con quello interno, formando un doppio collare. habitat, parchi cittadini luoghi antropizzati in genere, campi incolti, ecc, dalla primavera all'autunno, ottimo commestibile. NB: attenzione a quelli che crescono in città o in ambienti poco puliti, il micelio capta e concentra le sostanze tossiche presenti spesso in questi ambienti.
  21. 2) Gruppo RUBESCENTES, Sezione Bitorques, Agaricus bisporus. Questo Agaricus deve il suo nome al fatto che possiede basidi prevalentemente bisporici (2 spore per basidio) a differenza delle altre specie di Agaricus che li hanno tetrasporici (4 spore per basidio), inoltre il filo lamellare è sterile, ossia non ci sono basidi ma solo cheilocistidi (cellule sterili). Allego un particolare del filo lamellare che si presenta più chiaro della faccia della lamella, a riprova che lì ci sono pochissime spore.
  22. Seguendo lo schema sistematico semplificato proposto nella precedente puntata (n.25), inserisco alcune specie dei due Gruppi e delle relative Sezioni. Gruppo RUBESCENTES - Sezione Bitorques. 1) Agaricus bisporus (J. Lange) Imbach. E' il più noto di tutti i funghi coltivati, conosciuto con il nome di champignon e con diverse varietà (A. bisporus var. bisporus, A. hortensis, var. avellaneus, ecc.), a dispetto della sua facile coltivazione, si trova raramente allo stato naturale, penso che sia superflua la sua descrizione.
  23. Altra classica fungaia di Agaricus campestris in ambienti collinari e di pianura.
  24. Questa invece è una delle classiche fungaie di Agaricus in ambiente montano, a differenza della precedente, qui l'erba della fungaia è più verde e rigogliosa, ciò è dovuto alle sostanze nutrienti prodotte dal micelio. Si potrebbe ipotizzare anche una probabile (ma non del tutto accertata) situazione di simbiosi, quindi scambio vicendevole di sostanze nutrienti (composti del carbonio), minerali ed acqua, tra le radici dell'erba e il micelio.
  25. Alcuni esempi di fungaie: 1) Leucopaxillus candidus, come si può notare, l'erba della parte interna è bruciata per effetto delle sostanze ammoniacali prodotte dal micelio di questa specie.
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